oriafiamma s.f.
Nota:Prima att.
Gallicismo, dal fr. antico
oriflamb(l)e designante lo stendardo di guerra dei re di Francia, l’
Oriflamme de Saint Denis, «di stoffa vermiglia cosparsa di stelle o di fiamme d’oro e terminante in due o tre punte» (
ED,
ad l.). Prob. dal lat.
aurea flamma, ma non mancano proposte alternative, ad es.
labari flamma o
laurea flammula (cfr. DEI, DELI 2 e Bruno Migliorini,
A proposito di oriflamme
e orifiamma, «Revue roumaine de linguistique», XX, 1975, pp. 543-545; una rassegna completa in Matteo Mazzone,
Due tecnicismi artistico-architettonici di origine francese: orifiamma
e vaso orifiamma, «Italiano digitale», XV, 2020/4 [ottobre-dicembre], pp. 71-76). A prescindere dall’etimo effettivo, perlomeno a partire dal sec. XIII, l’interpretazione usuale nella coscienza del fr. antico pare essere stata quella di «flamme dorée», a designare in ogni caso l’insegna reale (in ragione dei suoi colori e della sua decorazione o della sua forma, allungata e sfrangiata). Tra i primi commentatori l’estensore delle
Chiose Ambrosiane (ad l.) privilegia la simbologia dello stendardo regale («Primum vexillum imperatoris est ex duobus scilicet coloribus, aureo et igneo, ideo dicitur aurea flamma, per aurum pacem subditis et per rubrum punctionem rebellibus portendens. Sic per similitudinem nominat beatam Virginem primum vexillum deitatis»,
ad l.), mentre Benvenuto da Imola si concentra sul carattere aureo e igneo dell’immagine («
quella oriafiamma, id est, Maria flamma ignis eterni et aurea, idest, perfecta»,
ad l.; a parte
Francesco da Buti, che analizza
oriafiamma come «orientale fiamma»,
ad l.); oscillano tra queste due possibilità, vessillo e fiamma d’oro, anche i moderni, e diverse sono pure le interpretazioni del signif. metaf. (l’intero consesso dei beati, una sua parte, la sola Maria: cfr. le rassegne in Scartazzini e Hollander,
ad l.); l’analisi della parola nelle sue due componenti è comunque necessaria per agganciare il primo termine della similitudine, vv. 124-125: il punto di levata del carro dal Sole (metonim. rappresentato dal suo
temo, v. 124:
timone, vd.), dove al sorgere dell’astro la luce cresce in misura tale da attenuare ogni luminosità circostante. Quanto alla forma del sost., Petrocchi, come già l’ed. del ’21 e la più parte delle edd. antiche e moderne (per le eccezioni cfr. Petrocchi,
ad l.), adotta la var. qui a lemma, maggioritaria nei testimoni dell’antica vulgata; Lanza, Sanguineti e Inglese scelgono invece
oreafiamma di Mart Triv Urb. Dopo l’isolato
oriafiamma “insegna militare” in Fazio degli Uberti,
Rime (
O tu che leggi, v. 93) si riscontra solo la forma
orifiamma, che si specifica come tecnicismo storico-militare anche negli usi fig. (per l’it. contemporaneo, cfr. GRADIT, che marca la parola TS, “tecnico-specialistica”).
Autore: Paolo Rondinelli 26.04.2021 (ultima revisione: 30.07.2021).