insurgere v.
Nota:Prima att.
Latinismo da
insurgere 'levarsi su' (DELI 2 s.v.
insorgere), in uso nel lat. classico e mediev. col signif. primario di «aliquo surgere, se erigere» (TLL s.v.
insurgo, 7, 1, 2061.56-57; DMLBS s.v.
insurgere, § 1) e att., con senso propr., in it. antico solo in
Simone da Cascina (XIV ex.) (cfr.
TLIO s.v., § 1). Nel brano dantesco, il verbo, retto dalla prep.
a, ricorre estens. e col valore fig. di 'spingersi a fare qsa', per esprimere, rispetto all'episodio parallelo dei figli di Isifile (Stazio,
Theb. V, 718-722), il comportamento di Dante, che, pur desideroso di abbracciare Guinizzelli, non arriva a compiere tale gesto, lanciandosi tra le fiamme dei lussuriosi (cfr. Inglese,
ad l.). Nel
Corpus ClaVo, il lat.
insurgere ha come principali traducenti
alzare,
inalzare,
levare o
levarsi,
tendere alto, ma anche
gittare contro; per lo più con «inalzo» e «stendo» chiosano alcuni commentatori antichi (cfr. Landino, Vellutello, Daniello). Appropriata la glossa di
Francesco da Buti: «non pillia tanto ardire, ch'elli si mette nel fuoco per abbracciarlo». Si deve prob. a Dante l'ingresso di tale vocabolo in it. (cfr. Burgassi-Guadagnini,
La tradizione delle parole, p. 178), che nei secoli successivi circola ampiamente con la medesima accezione dantesca e con altri signif. (GDLI s.v.; e vd. TLIO, s.v., e Viel, «
Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 274).
1 Avere ardire (di fare qsa) (
fig.) (
estens.). || Propr. Levarsi in alto.
[1] Purg. 26.96: Quali ne la tristizia di Ligurgo / si fer due figli a riveder la madre, / tal mi fec' io, ma non a tanto insurgo, / quand' io odo nomar sé stesso il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre...
Autore: Francesca De Cianni 26.04.2021 (ultima revisione: 01.11.2021).