agro agg.
Nota:Esito sonorizzato del lat.
acer (LEI s.v., 1, 345.7), parallelo alle forme conservative
acre e
acro (vd.) e semanticamente indistinto da quest'ultime (vd. TLIO s.vv.
agro,
acre). L'alternanza
-cr-/-gr- è facilmente rilevabile anche nella trad. del poema; per il criterio adottato di volta in volta dall'ed. Petrocchi, cfr. ivi,
Introduzione, p. 444. Nell'it. antico la forma colta è più rara (vd.
acro,
Nota), mentre quella sonorizzata risulta att. già a partire dalla fine del sec. XIII con una significativa varietà di usi fig. (es. «Agra battaglia tra i detti usciti e quelli della città si cominciò» Bono Giamboni,
Orosio volg., L. 2, cap. 17, p. 115). In Dante
agro è sempre impiegato in sede rimica (come del resto
acro, vd.), ma mai nel senso propr. di 'aspro, irritante (per il gusto, l'olfatto o l'udito)'. Nella canzone
Lo doloroso amor che mi conduce, l'agg. vale infatti 'addolorato, malincolico' per l'amore non corrisposto («Quel dolce nome che mi fa il cor agro, / tutte fïate ch'i' lo vedrò scritto / mi farà nuovo ogni dolor ch'i' sento»
Rime 16.15). Altrettanto traslati sono i valori delle occ. del poema: a
Inf. 24.147 l'attributo è in dittologia con
impetuoso (vd.), con rif. alla tempesta-battaglia di Pistoia che colpì e sconfisse i Bianchi (per l'accostamento dell'agg. alla sfera dello scontro militare, cfr. TLIO s.v.
agro, §
3), mentre in quella purgatoriale
agro vale «difficile vel mirabile» (Benvenuto da Imola,
ad l.) o «malagevile» (
Francesco da Buti,
ad l.) da comprendere, con rif. al mistero del dimagrimento fisico nelle anime incorporee.
Autore: Barbara Fanini 31.05.2021 (ultima revisione: 22.07.2021).