Purg. 30.57: strada Co.
Dal lat.
spatha (DELI 2 s.v.
spada). Il sost., att. in lat. mediev. tosc. fin dal 1061 anche come antrop. (cfr. GDT s.v.
spada), conta numerose att. nei testi volg. dagli inizi del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
spada). Nel poema il termine ricorre col senso propr. di 'arma da taglio', anche con rimandi simbolici nelle raffigurazioni della spada omerica e paolina (§
1 [5], [6], per cui cfr.
ED s.v.), o compare in una frase proverbiale per alludere alla città di Firenze, indebolita dalle nuove immigrazioni ([7]). Per il §
1.2 i commentatori individuano nella spada un mezzo per alterare o sfregiare l'oggetto da essa colpito; ma non è unanime l'interpretazione della modalità d'uso: per alcuni è rif. al deformarsi dei volti riflessi sulla lama (ad es. l'
Ottimo: «come le spade specchi a' volti, le quali li rendono torti»; Chiavacci Leonardi), per altri allo sfregio prodotto dall'arma (tra i più recenti, Inglese, ed. e comm.,
ad l.). Sono isolate due accezioni del sost. connesse alle immagini della Giustizia divina (§
2) e del potere temporale della Chiesa (§
3): l'una, di origine scritturale (ess. Dt 32, 41; Is 34, 5-6), ha antecedenti generici all'attività della giustizia (cfr. TLIO s.v., 5); l'altra è att. per la prima volta in Dante, seguita solo dal
Libro del difenditore della pace (cfr. TLIO s.v.
4). La metaf. della
spada che provoca dolore, applicata alle parole di Beatrice (§
4), è di lunga trad. (cfr. Bellomo-Carrai,
ad l.; Marcozzi,
La guerra, p. 104; vd. anche
Purg. 31.3). Con valore meton. la voce indica la capacità militare e specif. la virtù della prodezza nell'espressione di
Purg. 8.129
pregio della borsa e della spada (vd.
pregio): una parte di commenti collega
spada all'ideale della «probitas» (
Chiose ambrosiane, Benvenuto da Imola), un'altra le conferisce l'accezione neg. di «violenza» (ad es.
Francesco da Buti, Landino). Con il signif. propr. il sost. è att. nel
Convivio (in similitudini) e nel
Fiore, anche con usi fras. (vd.
Locuz. e fras.). All'arma di Amore, causa di tormento nel poeta, allude l'occ.
nella canzone petrosa Così nel mio parlar voglio esser aspro (Rime 1.36).
Locuz. e fras. L'espressione
rimettere al taglio della spada di
Inf. 28.38, per descrivere la ripetuta mutilazione cui sono sottoposti i seminatori di discordie, è accostabile ad analoghe espressioni che valgono 'trucidare':
mettere al taglio delle spade, nella
Vita di S. Petronio, databile al 1287-1330,
mettere alle spade (cfr. TLIO s.v.
spada; GDLI s.v., § 25) e
metterli alla spada in
Fiore 68.12. A
Par. 8.146 l'espressione con verbo pron.
cignersi la spada assume per la prima volta in Dante il signif. specif. di 'disporsi alla carriera militare' («essere armigero»,
Francesco da Buti), mentre
cingere la spada per 'armarsi', più generic., ricorre da fine Duecento e, con ulteriori diverse sfumature semantiche nei secoli successivi (cfr. TLIO s.v.
cingere 2.2.1; GDLI s.v., § 25). Si segnalano anche le espressioni fras.
cacciare la mano a una spada in
Fiore 209.6 e
mettere mano alla spada in
Fiore 210.1, 212.1, ricorrenti in volg. col signif. di 'snudare l'arma, disponendosi al combattimento' (cfr. TLIO s.v.; GDLI s.v.).
Varianti. A
Purg. 30.57 Co legge
per altra strada, «cioè 'in altro modo'; ma è trivializzazione inammissibile» secondo Petrocchi (
ad l.). Si tratta di una lez. di per sé banalizzante o eco di
Inf. 31.141, che intesa tuttavia con 'da un'altra parte, altrove' offrirebbe una sfumatura di signif. altrimenti non att. in Dante (vd.
strada) e riscontrabile con senso fig. in
A. Pucci, Centiloquio: c. 12, r. 18: «rivolser lor pensier per altra strada» (cfr.
Corpus OVI). Col signif. di 'mezzo, espediente' la voce conta invece att. a partire dal Cinquecento (cfr. GDLI s.v.
strada, § 10).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 11.07.2024.