Vocabolario Dantesco
radice s.f.
Commedia 15 (2 Inf., 5 Purg., 8 Par.).
Altre opere18 (2 Vn., 13 Conv., 3 Rime).
Commedia radice Inf. 5.124 (:), Purg. 11.33 (:), 17.135 (:), 20.43, 28.142 (:), 32.87 (:), Par. 9.31, 14.12 (:), 15.89 (:), 17.141, 20.131; radici Inf. 13.73, Par. 8.123 (:), 27.119, 32.120 (:).
Altre opere radice Vn 29.3 (2), Conv. 2.7.2, 2.7.8, 2.7.9, 4.5.5 (2), 4.5.6, 4.8.1, 4.17.1.2, 4.18.6, 4.22.12 (3), Rime 4.82, 14.135, 99.1; radici Conv. 4.3.10.
Andare alla radice 2, avere buona radice 6, prima radice 4, umana radice 5.
Dal lat. radix (radicem) (DELI 2 s.v. radice), il sost. è att. dai primi decenni del sec. XIII nei Proverbia que dicuntur in accezione botanica (cfr. TLIO s.v. radice). Nel poema il vocabolo abbraccia un ampio ventaglio semantico, ben registrato nell'it. antico (cfr. TLIO s.v.). Nel § 1 rientrano due occ. di senso propr., pur connesse all'ambiente oltremondano: esse identificano la parte inferiore della pianta in cui è tramutato il suicida Pier della Vigna (in espressione di giuramento a Inf. 13.73) e quella dell'albero (vd.) dell'Eden su cui siede Beatrice (Purg. 32.87), a simboleggiare che la «Verità rivelata ha il suo fondamento nella Giustizia divina» (Inglese, ed. e comm., ad l.). Si distinguono due valori semantici del termine a seconda che radice indichi la causa originaria, anche con specif. rif. a Dio, causa ed effetto di ogni bene (§ 3), o il principio di qsa (§ 4). Per le occ. paradisiache del § 3, il senso è per lo più chiaro ai commentatori. Così, per es. Benvenuto da Imola (Par. 8.123): «idest causae» e Francesco da Buti (Par. 20.131): «cioè la cagione tua: perchè Iddio voglia colui salvato, e quell'altro dannato, nessuno lo sa», mentre per Par. 17.141, alcuni intendono «sua origine e cagione» (es. Vellutello), altri «çoè la prima positione» (es. Iacomo della Lana, Ottimo). Di discussa interpretazione appare l'occ. infernale del canto 5, che può assumere il valore temporale di 'prima manifestazione da cui inizia qsa' (§ 4), rif. all'amore tra Paolo e Francesca, ma che risulta chiosata dagli esegeti con «originem principalem et radicalem» (Benvenuto da Imola) o «lo primo motivo del nostro male» (Francesco da Buti). Col senso di 'inizio' ma in un contesto metaf. a Par. 27.119, radice richiama l'immagine del tempo (vd., § 1) come albero rovesciato con in cotal testo le sue radici, «cioè lo suo principio et incominciamento di corso» (Francesco da Buti, ad l.) Col signif. di 'capostipite', di una famiglia (§ [2], [3]) o di una stirpe ([1], partic. dei Capetingi), va intesa anche l'occ. di Par. 32.117, dove le radici, nella raffigurazione della candida rosa, sono i capostipiti delle due schiere dei beati: «Adam, ch'è radixe della generatione humana, e sam Pedro, ch'è radixe de la fe' de Cristo» (Iacomo della Lanaad l.). Nel resto dell'opera dantesca si segnala la partic. accezione matematica di 'numero che elevato al quadrato dà per risultato il numero dato' att. in Vn 29.3.
Locuz. e fras. Purg. 28.142 (§ 5 [5]), l'espressione umana radice, esclusiva del poema, indica i progenitori del genere umano, ossia per antonomasia Adamo ed Eva. Per l'uso del sost. che raffigura la genealogia di Cristo, vd. l'espressione radice di Jesse in Conv. 4.5.6. La fras. andare alla radice (Par. 14.12), ancora oggi comune, ma qui intesa come penetrare nel fondo di una verità, risulta att. solo nel poema (cfr. Corpus OVI). L'espressione di stampo relig. avere buona radice è ben intesa sin dai primi commentatori; ad es. Iacomo della Lana: «çoè de quî ch’èno in gratia, la qual [è] radixe de quel bon volere».
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 30.04.2024.
1 [Bot.] Parte inferiore della pianta infissa nel terreno, deputata all'assorbimento di sostanze nutritive.
[1] Inf. 13.73: Per le nove radici d'esto legno / vi giuro che già mai non ruppi fede / al mio segnor, che fu d'onor sì degno. 
[2] Purg. 32.87: E tutto in dubbio dissi: «Ov’è Beatrice?». / Ond' ella: «Vedi lei sotto la fronda / nova sedere in su la sua radice
2 Parte più bassa di qsa; fondo (estens.). Andare alla radice di (qsa): conoscere in profondità.
[1] Par. 14.12: «A costui fa mestieri, e nol vi dice / né con la voce né pensando ancora, / d'un altro vero andare a la radice
3 Ciò da cui trae origine qsa; causa originaria (fig.).
[1] Par. 8.123: «Dunque esser diverse / convien di vostri effetti le radici: / per ch'un nasce Solone e altro Serse, / altro Melchisedèch e altro quello / che, volando per l'aere, il figlio perse. 
[2] Par. 17.141: che l'animo di quel ch'ode, non posa / né ferma fede per essempro ch'aia / la sua radice incognita e ascosa, / né per altro argomento che non paia».
[3] Par. 20.131: O predestinazion, quanto remota / è la radice tua da quelli aspetti / che la prima cagion non veggion tota! 
[Rif. a Dio in quanto causa prima]. 
[4] Purg. 17.135: Altro ben è che non fa l'uom felice; / non è felicità, non è la buona / essenza, d'ogne ben frutto e radice
4 Ciò con cui ha inizio qsa. Prima radice: principio (fig.).
[1] Inf. 5.124: Ma s'a conoscer la prima radice / del nostro amor tu hai cotanto affetto, / dirò come colui che piange e dice. 
[In contesto metaf.].
[2] Par. 27.119: e come il tempo tegna in cotal testo / le sue radici e ne li altri le fronde, / omai a te può esser manifesto.
5 Capostipite di una famiglia o di una stirpe; antenato (fig., anche in contesto metaf.).
[1] Purg. 20.43: Io fui radice de la mala pianta / che la terra cristiana tutta aduggia, / sì che buon frutto rado se ne schianta. 
[2] Par. 9.31: D' una radice nacqui e io ed ella: / Cunizza fui chiamata, e qui refulgo / perché mi vinse il lume d'esta stella...
[3] Par. 15.89: «O fronda mia in che io compiacemmi / pur aspettando, io fui la tua radice»: / cotal principio, rispondendo, femmi. 
[4] Par. 32.120: Quei due che seggon là su più felici / per esser propinquissimi ad Agusta, / son d'esta rosa quasi due radici...
Umana radice (con rif. ad Adamo ed Eva).
[5] Purg. 28.142: Qui fu innocente l'umana radice; / qui primavera sempre e ogne frutto; / nettare è questo di che ciascun dice».
6 Fondamento (fig.). Fras. [In contesto relig.:] avere buona radice: essere in grazia di Dio.
[1] Purg. 11.33: Se di là sempre ben per noi si dice, / di qua che dire e far per lor si puote / da quei c'hanno al voler buona radice