Dal lat.
nidus (DELI 2 s.v.
nido), il sost. è doc. in volg. dalla metà del sec. XIII (cfr.
TLIO s.v.). Nel poema
nido ricorre con usi sia propri sia fig., alcuni già att. nella lingua del Due e Trecento, altri privi di riscontri precedenti. In quattro occ. indica propr. la struttura costruita da vari uccelli come riparo (§
1), mentre la stessa azione del
fare nidi (§
1.1, vd. oltre) è rif. alle Arpie, volatili mitologici dal volto umano che nidificano tra le piante dove sono imprigionate le anime dei suicidi. Con valore fig. (§
1.2) il sost. si riferisce al Paradiso terrestre (
Purg. 28.78), in quanto dimora prescelta dell'uomo («abitazione»,
Francesco da Buti). Ha connotazione neg. l'occ. a
Inf. 15.78 (§
1.4), usata per la prima volta da Dante per descrivere la città di Firenze ricolma di malvagità (cfr.
TLIO s.v.
1.4.2); come ben recepiscono i commentatori antichi: ad es.
Ottimo (terza red.): «Firenze, la quale è hora nido et ricetto [...] di molta malizia»; Benvenuto da Imola: «Florentia, quam autor appellat domicilium et receptaculum malitiae». Esclusivo del poema è a
Inf. 27.50 l'uso di
nido per 'campo', con rif. all'insegna di Maghinardo Pagani da Susinana raffigurante un leone azzurro su sfondo bianco. L'occ. di
Rime 87.11 (La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia / no l'addovien per omor' ch'abbia vecchi, / ma per difetto ch'ella sente al nido) è stata oggetto di varie interpretazioni: per alcuni allude al 'sesso femminile' «inteso come rifugio accogliente» (De Robertis,
ad l.), per altri al 'talamo nuziale' o in gen. alla 'casa' (Barbi, Contini; vd. anche
ED s.v.).
Locuz. e fras. La locuz.
fare nido per 'nidificare' (
Inf. 13.10) è att. prima di Dante in
Bonagiunta Orb. (ed. Contini), che è anche prima att. in assoluto del sost., e nel coevo
Anonimo Genovese (vd.
TLIO s.v.
1.2). Anche l'uso fig. di
fare il nido nel signif. generic. di 'fermarsi più o meno stabilmente in un luogo' risulta doc. a partire da
Jacopone, Laud. Urbinate, ma nel contesto dantesco si collega piuttosto al mito di Latona che, dopo molte ricerche, trovò nell'isola di Delo un posto sicuro dove partorire. In un'immagine tratta dai bestiari (cfr. Inglese, ed. e comm.,
ad l., che cita Brunetto Latini,
Tresor I 145 «gietez dou ni»), il sost. identifica nell'espressione
caccerà del nido (vd. anche
cacciare, §
2.1) la posizione di temporaneo predominio di qno che sarà presto scalzato. Un uso simile è registrato nell'Ottocento in Carducci (cfr. GDLI s.v.
nido, §
22). Si tratta invece di una prima att. dantesca, ripresa solo dagli antichi commenti (cfr. TLIO s.v.
1.9) e dal
Filoloco di Boccaccio (cfr. GDLI s.v., §
17), l'espressione poetica
nido di Leda di
Par. 27.98: essa indica la costellazione dei Gemelli, con allusione al mito di Castore e Polluce, nati dalle uova di Leda fecondate da Giove tramutato in cigno.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 11.07.2024.