Vocabolario Dantesco
nido s.m.
Commedia 12 (4 Inf., 4 Purg., 4 Par.).
Altre opere1 (1 Rime).
Commedia nidi Inf. 13.10, Par. 18.111 (:); nido Inf. 5.83 (:), 15.78, 27.50, Purg. 11.99 (:), 20.131 (:), 25.12, 28.78 (:), Par. 19.91, 23.2, 27.98.
Altre opere nido Rime 87.11.
Cacciare del nido 1.5, fare il nido 1.3, fare nido 1.1, nido di Leda 3.
Dal lat. nidus (DELI 2 s.v. nido), il sost. è doc. in volg. dalla metà del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.). Nel poema nido ricorre con usi sia propri sia fig., alcuni già att. nella lingua del Due e Trecento, altri privi di riscontri precedenti. In quattro occ. indica propr. la struttura costruita da vari uccelli come riparo (§ 1), mentre la stessa azione del fare nidi (§ 1.1, vd. oltre) è rif. alle Arpie, volatili mitologici dal volto umano che nidificano tra le piante dove sono imprigionate le anime dei suicidi. Con valore fig. (§ 1.2) il sost. si riferisce al Paradiso terrestre (Purg. 28.78), in quanto dimora prescelta dell'uomo («abitazione», Francesco da Buti). Ha connotazione neg. l'occ. a Inf. 15.78 (§ 1.4), usata per la prima volta da Dante per descrivere la città di Firenze ricolma di malvagità (cfr. TLIO s.v. 1.4.2); come ben recepiscono i commentatori antichi: ad es. Ottimo (terza red.): «Firenze, la quale è hora nido et ricetto [...] di molta malizia»; Benvenuto da Imola: «Florentia, quam autor appellat domicilium et receptaculum malitiae». Esclusivo del poema è a Inf. 27.50 l'uso di nido per 'campo', con rif. all'insegna di Maghinardo Pagani da Susinana raffigurante un leone azzurro su sfondo bianco. L'occ. di Rime 87.11 (La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia / no l'addovien per omor' ch'abbia vecchi, / ma per difetto ch'ella sente al nido) è stata oggetto di varie interpretazioni: per alcuni allude al 'sesso femminile' «inteso come rifugio accogliente» (De Robertis, ad l.), per altri al 'talamo nuziale' o in gen. alla 'casa' (Barbi, Contini; vd. anche ED s.v.).
Locuz. e fras. La locuz. fare nido per 'nidificare' (Inf. 13.10) è att. prima di Dante in Bonagiunta Orb. (ed. Contini), che è anche prima att. in assoluto del sost., e nel coevo Anonimo Genovese (vd. TLIO s.v. 1.2). Anche l'uso fig. di fare il nido nel signif. generic. di 'fermarsi più o meno stabilmente in un luogo' risulta doc. a partire da Jacopone, Laud. Urbinate, ma nel contesto dantesco si collega piuttosto al mito di Latona che, dopo molte ricerche, trovò nell'isola di Delo un posto sicuro dove partorire. In un'immagine tratta dai bestiari (cfr. Inglese, ed. e comm., ad l., che cita Brunetto Latini, Tresor I 145 «gietez dou ni»), il sost. identifica nell'espressione caccerà del nido (vd. anche cacciare, § 2.1) la posizione di temporaneo predominio di qno che sarà presto scalzato. Un uso simile è registrato nell'Ottocento in Carducci (cfr. GDLI s.v. nido, § 22). Si tratta invece di una prima att. dantesca, ripresa solo dagli antichi commenti (cfr. TLIO s.v. 1.9) e dal Filoloco di Boccaccio (cfr. GDLI s.v., § 17), l'espressione poetica nido di Leda di Par. 27.98: essa indica la costellazione dei Gemelli, con allusione al mito di Castore e Polluce, nati dalle uova di Leda fecondate da Giove tramutato in cigno.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 11.07.2024.
1 Ricovero costruito dagli uccelli per covare le uova e allevare i piccoli.
[1] Inf. 5.83: Quali colombe dal disio chiamate / con l'ali alzate e ferme al dolce nido / vegnon per l'aere, dal voler portate; / cotali uscir de la schiera ov' è Dido, / a noi venendo per l'aere maligno, / sì forte fu l'affettüoso grido. 
[2] Purg. 25.12: E quale il cicognin che leva l'ala / per voglia di volare, e non s'attenta / d'abbandonar lo nido, e giù la cala; / tal era io con voglia accesa e spenta / di dimandar, venendo infino a l'atto / che fa colui ch'a dicer s'argomenta. 
[3] Par. 19.91: Quale sovresso il nido si rigira / poi c'ha pasciuti la cicogna i figli, / e come quel ch'è pasto la rimira; / cotal si fece, e sì leväi i cigli, / la benedetta imagine, che l'ali / movea sospinte da tanti consigli. 
[4] Par. 23.2: Come l'augello, intra l'amate fronde, / posato al nido de' suoi dolci nati / la notte che le cose ci nasconde, / che, per veder li aspetti disïati / e per trovar lo cibo onde li pasca, / in che gravi labor li sono aggrati, / previene il tempo in su aperta frasca...
[In contesto fig.]. 
[5] Par. 18.111: Quei che dipinge lì, non ha chi 'l guidi; / ma esso guida, e da lui si rammenta / quella virtù ch'è forma per li nidi
1.1 Fare nido: nidificare (rif. alle Arpie).
[1] Inf. 13.10: Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, / che cacciar de le Strofade i Troiani / con tristo annunzio di futuro danno. / Ali hanno late, e colli e visi umani, / piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre; / fanno lamenti in su li alberi strani.
1.2 [Con rif. all'Eden:] prima dimora dell'umanità appena creata (fig.).
[1] Purg. 28.78: «Voi siete nuovi, e forse perch' io rido», / cominciò ella, «in questo luogo eletto / a l'umana natura per suo nido, / maravigliando tienvi alcun sospetto; / ma luce rende il salmo Delectasti, / che puote disnebbiar vostro intelletto. 
1.3 Fare il nido: stabilire un luogo (dove far nascere la prole) (fig.).
[1] Purg. 20.131: Certo non si scoteo sì forte Delo, / pria che Latona in lei facesse 'l nido / a parturir li due occhi del cielo. 
1.4 [Con rif. a Firenze:] luogo di origine di un fenomeno (fig.).
[1] Inf. 15.78: Faccian le bestie fiesolane strame / di lor medesme, e non tocchin la pianta, / s'alcuna surge ancora in lor letame, / in cui riviva la sementa santa / di que' Roman che vi rimaser quando / fu fatto il nido di malizia tanta». 
1.5 Posizione di rilievo che qno occupa in un det. campo. Cacciare del nido: soppiantare qno in un ruolo (in contesto fig.).
[1] Purg. 11.99: Così ha tolto l'uno a l'altro Guido / la gloria de la lingua; e forse è nato / chi l'uno e l'altro caccerà del nido
2 [Arald.] Campo di uno stemma.
[1] Inf. 27.50: Le città di Lamone e di Santerno / conduce il lïoncel dal nido bianco, / che muta parte da la state al verno. 
3 [Astr.] Nido di Leda: costellazione dei Gemelli.
[1] Par. 27.98: E la virtù che lo sguardo m'indulse, / del bel nido di Leda mi divelse / e nel ciel velocissimo m'impulse.