Lat.
musca (DELI 2 s.v.
mosca). «Item a mus pro terra vel sorice hec musca -e, quasi muris esca», secondo l’etimologia di Uguccione da Pisa (M148, 17, ed. Cecchini). Il sost. è att. in it. antico sin dal sec. XII u.q. (
Proverbia que dicuntur, venez., cfr. TLIO s.v.
mosca § 1). In Dante ricorre in senso propr. a Inf. 17.51, in una similitudine, nella quale gli usurai, che cercano riparo con le mani ai
vapori (
vapore, vd.), la pioggia di fuoco, e al
caldo fuoco, il sabbione rovente, vengono assimilati ai cani, che, insidiati d’estate da mosche e da altri insetti, tentano di liberarsene con il muso e con le zampe. La compresenza con i tafani e le pulci (
tafano,
pulce, vd.) avviene per accumulo, sulla base del tema tradizionale della fastidiosità inesorabile della mosca (cfr.
Bestiario moralizzato, sec. XIII, 51.1). Secondo Gorni, il realismo della similitudine, che accresce il già ricco bestiario del canto (
bivero,
anguilla,
scorpione, vd.), sarebbe frutto della contaminazione tra l’osservazione degli aspetti più concreti dell’esistenza e la lettura di testi prov. come la canzone
Pois la fuoilla revirola di Marcabruno (cfr. Gorni,
Canto XVII, p. 236, cit. da Inglese,
ad l.). In partic. il nesso tra mosche e tafani non è nuovo nella letteratura it.: ricorre in
Giacomino da Verona, Ierusalem (cfr. TLIO s.v. § 1); successivamente in
Boccaccio, Decameron (VIII 7, 116) e in
Giovanni Villani, Cronica (VIII 102). A Inf. 26.28 l’espressione
come la mosca cede alla zanzara significa ‘l’ora del crepuscolo’ (
zanzara, vd.). Nella
Commedia,
Mosca è att. anche come nome propr., rif. al Mosca de’ Lamberti (Inf. 6.80; Inf. 28.106).
Autore: Paolo Rondinelli.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 20.12.2021.