Dal lat.
agnellus (DELI 2 s.v.
agnello). Att. già alla fine del XII sec. (
Doc. savon., 1178-82, cfr. TLIO s.v.
agnello), in Dante occorre solo nella
Commedia (come il sinon.
agno, vd.). Il termine, associato all’idea di giovinezza o di mitezza, è usato spesso in similitudini e in comparazioni (anche non esplicite, come a
Par. 25.5), in cui si danno, pur con pochi tratti, scenette bucoliche. A
Par. 5.82 l'«agnus lasciviens et ignorans» (
Prv. 7.22) è quello che rifiuta il latte materno per un altro nutrimento e, fuor di metaf., il fedele che non si attiene all'autorità della Scrittura: cfr.
Ottimo (ed. Torri),
ad l. «O Cristiani, che dovete essere uomini, non siate bestie; non fate come l'agnello, che per pargolezza lascia il propio e 'l vero nutrimento; voi sapete la santa Scrittura; operatela, ch'è il propio latte della Chiesa». L'immagine evangelica ha per Benvenuto (
ad l.) un precedente fiabesco: «et sic cadit in os lupi; et ita vos ignorantes caditis in os diaboli, qui dicit, sicut dicitur fabulose, quod lupus invenit agnum solum sine matre, et comedit eum excusans se quia oportebat agnum mori, cum non posset vivere sine lacte, ut dicit Aristoteles secundo Rhetoricorum». Più tradizionalmente associato alla mitezza, il sost. occorre due volte a
Par. 16; al v. 71 è contrapposto al
toro, simbolo della forza incontrollata e disordinata (che caratterizza le città grandi e numerose), vd. Benvenuto,
ad l. «citius cadit magnus et protervus populus, sicut taurus, quam populus parvus humilis et pacificus sicut agnellus; nam quanto maior populus, tanto minor intellectus, ut dicit philosophus...» e
Francesco da Buti,
ad l. «imperò che 'l cieco toro per la sua fortezza impazza e non sta in posa e però cade, e l'agnello si sta in pace e però non cade; e così le piccole cittadi si stanno ne la sua pace e durano, le grandi per la superbia non sanno stare in pace e pericolano». Notevole l’occ. di
Par. 25.5, dove identifica figuratamente il Dante fanciullo. Nel lessico relig. l'
agnello, animale sacrificale, assurge a simbolo di Gesù Cristo (vd. Benvenuto,
Par. 24.1-3 «Christi, qui agnus immaculatus immolatus est pro salute nostra»; per
Par. 24.2 cfr. anche
Apc. 19.9 «beati qui ad cenam... Agni vocati sunt»).
Locuz. e fras. In due occ. il sost. nel signif. 1.1 è inserito nella locuz.
Agnello di Dio, tratta dalla formula liturgica «Agnus Dei qui tollis peccata mundi», che a
Purg. 16.18 è significativamente pronunciata dagli iracondi.
Autore: Simona Biancalana.
Data redazione: 16.04.2024.
Data ultima revisione: 12.07.2024.