Vocabolario Dantesco
agnello s.m.
Commedia 7 (1 Purg., 6 Par.).
Commedia Agnel Purg. 16.18, Par. 5.82, 16.117, 17.33; agnello Par. 16.71, 24.2, 25.5 (:).
Agnello di Dio 1.1.
Dal lat. agnellus (DELI 2 s.v. agnello). Att. già alla fine del XII sec. (Doc. savon., 1178-82, cfr. TLIO s.v. agnello), in Dante occorre solo nella Commedia (come il sinon. agno, vd.). Il termine, associato all’idea di giovinezza o di mitezza, è usato spesso in similitudini e in comparazioni (anche non esplicite, come a Par. 25.5), in cui si danno, pur con pochi tratti, scenette bucoliche. A Par. 5.82 l'«agnus lasciviens et ignorans» (Prv. 7.22) è quello che rifiuta il latte materno per un altro nutrimento e, fuor di metaf., il fedele che non si attiene all'autorità della Scrittura: cfr. Ottimo (ed. Torri), ad l. «O Cristiani, che dovete essere uomini, non siate bestie; non fate come l'agnello, che per pargolezza lascia il propio e 'l vero nutrimento; voi sapete la santa Scrittura; operatela, ch'è il propio latte della Chiesa». L'immagine evangelica ha per Benvenuto (ad l.) un precedente fiabesco: «et sic cadit in os lupi; et ita vos ignorantes caditis in os diaboli, qui dicit, sicut dicitur fabulose, quod lupus invenit agnum solum sine matre, et comedit eum excusans se quia oportebat agnum mori, cum non posset vivere sine lacte, ut dicit Aristoteles secundo Rhetoricorum». Più tradizionalmente associato alla mitezza, il sost. occorre due volte a Par. 16; al v. 71 è contrapposto al toro, simbolo della forza incontrollata e disordinata (che caratterizza le città grandi e numerose), vd. Benvenuto, ad l. «citius cadit magnus et protervus populus, sicut taurus, quam populus parvus humilis et pacificus sicut agnellus; nam quanto maior populus, tanto minor intellectus, ut dicit philosophus...» e Francesco da Buti, ad l. «imperò che 'l cieco toro per la sua fortezza impazza e non sta in posa e però cade, e l'agnello si sta in pace e però non cade; e così le piccole cittadi si stanno ne la sua pace e durano, le grandi per la superbia non sanno stare in pace e pericolano». Notevole l’occ. di Par. 25.5, dove identifica figuratamente il Dante fanciullo. Nel lessico relig. l'agnello, animale sacrificale, assurge a simbolo di Gesù Cristo (vd. Benvenuto, Par. 24.1-3 «Christi, qui agnus immaculatus immolatus est pro salute nostra»; per Par. 24.2 cfr. anche Apc. 19.9 «beati qui ad cenam... Agni vocati sunt»). 
 

Locuz. e fras. In due occ. il sost. nel signif. 1.1 è inserito nella locuz. Agnello di Dio, tratta dalla formula liturgica «Agnus Dei qui tollis peccata mundi», che a Purg. 16.18 è significativamente pronunciata dagli iracondi.
Autore: Simona Biancalana.
Data redazione: 16.04.2024.
Data ultima revisione: 12.07.2024.
1 [Zool.] Piccolo della pecora.
[1] Par. 5.82: Avete il novo e 'l vecchio Testamento, / e 'l pastor de la Chiesa che vi guida; / questo vi basti a vostro salvamento. / Se mala cupidigia altro vi grida, / uomini siate, e non pecore matte, / sì che 'l Giudeo di voi tra voi non rida! / Non fate com' agnel che lascia il latte / de la sua madre, e semplice e lascivo / seco medesmo a suo piacer combatte!.
[2] Par. 16.71: Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade, / come del vostro il cibo che s'appone; / e cieco toro più avaccio cade / che cieco agnello; e molte volte taglia / più e meglio una che le cinque spade.
[3] Par. 16.117:
L'oltracotata schiatta che s'indraca / dietro a chi fugge, e a chi mostra 'l dente / o ver la borsa, com' agnel si placa, / già venìa su, ma di picciola gente; / sì che non piacque ad Ubertin Donato / che poï il suocero il fé lor parente.
[Con rif. a un fanciullo (in contesto fig.)].
[4] Par. 25.5: Se mai continga che 'l poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra, / sì che m'ha fatto per molti anni macro, / vinca la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile ov' io dormi' agnello, / nimico ai lupi che li danno guerra; / con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello...
1.1 [Relig.] [Detto di Gesù Cristo].
[1] Par. 24.2: «O sodalizio eletto a la gran cena / del benedetto Agnello, il qual vi ciba / sì, che la vostra voglia è sempre piena, / se per grazia di Dio questi preliba / di quel che cade de la vostra mensa, / prima che morte tempo li prescriba, / ponete mente a l'affezione immensa / e roratelo alquanto: voi bevete / sempre del fonte onde vien quel ch'ei pensa». 
Agnello di Dio.
[2] Purg. 16.18: Io sentia voci, e ciascuna pareva / pregar per pace e per misericordia / l'Agnel di Dio che le peccata leva. / Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia; / una parola in tutte era e un modo, / sì che parea tra esse ogne concordia.
[3] Par. 17.33: Né per ambage, in che la gente folle / già s'inviscava pria che fosse anciso / l'Agnel di Dio che le peccata tolle, / ma per chiare parole e con preciso / latin rispuose quello amor paterno, / chiuso e parvente del suo proprio riso...