Prima att. Dal lat.
cupa 'tino' tramite il lat. tardo
cuppa 'tazza' (da cui anche l'it.
coppa nel senso di 'recipiente per bere'; cfr. Nocentini s.v.
coppa), che conosce molti continuatori in area galloromanza e galloitalica (cfr. Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 230-231). A
Inf. 25.22 la voce
coppa è rif. in senso propr. a quello spazio concavo situato tra l'attaccatura posteriore del collo e le spalle (cioè la nuca), come precisano le glosse
ad l. di Guido da Pisa («posterior pars capitis, que in gramatica dicitur
occiput, sicut anterior dicitur
sinciput») e dell'
Anonimo Fiorentino («la
coppa chiama quello concavo che fanno le spalle dirietro, sotto il nodo del collo»). Nel commento dell'
Ottimo ad l. («dirietro dalla cicotola») compare il geosinonimo
cicotola, che secondo la c. 119 dell’AIS ("la nuca") è il tipo lessicale prevalente in Toscana insieme a
collottola.
Coppa, assente in questa regione, è invece diffuso soprattutto nell'Italia settentr.; a tal proposito, cfr. anche ALI, I, c. 38 ("nuca").
Locuz. e fras. Le espressioni fras.
da coppa e
da ciglio di
Par. 8.12, formate da due sost. di àmbito anatomico (la nuca e il viso), assumono con valore fig. uno specif. signif. astronomico, in linea con la consuetudine, tipica della mitologia classica e della stessa
Commedia, di umanizzare gli astri e i fenomeni celesti (cfr. Chiavacci Leonardi
ad l.). Le due espressioni sono infatti rif. ai due momenti della giornata, ossia l'alba e il tramonto, nei quali Venere è visibile in cielo. Al mattino, quando il Sole non è ancora sorto, Venere-Lucifero gli dà le spalle e lo "corteggia" (vd.
vagheggiare) avendolo dietro di sé (
da coppa); alla sera, invece, quando il Sole tramonta, Venere-Espero gli mostra il proprio volto e lo "corteggia" avendolo di fronte a sé (
da ciglio; vd.
ciglio). Per la controversa interpretazione del sogg. della frase, vd.
vagheggiare. Per la spiegazione del fenomeno celeste, presente anche nel
Convivio, cfr. Pietro Alighieri (red. I) e Chiavacci Leonardi
ad l. Si segnala, infine, che tre mss. dell'antica
vulgata (Ash, Gv, Po) tramandano la lez.
da poppa, att. a
Inf. 21.13 e
Purg. 2.43 col signif. di 'da dietro', rif. o alla parte posteriore della nave o, per estens., al volgere la rotta verso le proprie spalle (vd.
poppa [2]). La lez. è tramandata anche da alcuni antichi esegeti, che interpretano il passo di conseguenza (cfr. ad es. Cristoforo Landino
ad l.: «
hora da poppa, cioè drieto a sé, perchè nella nave la
poppa è l'ultima parte»).
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 07.04.2024.
Data ultima revisione: 30.09.2024.