Commedia |
4 (1 Inf., 2 Purg., 1 Par.). |
Commedia |
capra Purg. 27.86, Par. 27.69; capre Inf. 19.132, Purg. 27.77. |
Dal lat.
capra (LEI, s.v.
capra, 11.585.30). Il sost. ricorre nella
Commedia col signif. proprio di mammifero ruminante, con partic. rif. all'abilità di questo animale di spostarsi su sentieri impervi (su questo aspetto cfr. anche Morini,
Bestiari medievali, pp. 49, 143 e 499), a
Inf. 19.132, dove lo scoglio (vd.
scoglio (1)), ovvero l'arco che funge da ponte sulla quarta bolgia, è irregolare e pendente («sconcio ed erto», v. 131) al punto che persino le capre avrebbero difficoltà a traversarlo. Altre due occ. si trovano a
Purg. 27, entro una similitudine che occupa i vv. 76-87 (per la quale si rimanda a Mocan, «Io come capra ed ei come pastori», pp. 169-185): Dante si distende per riposare sui ripidi scalini del monte del Purgatorio, dopo l'ardua salita fino alla cima, come fanno le capre che, dopo essere state «rapide e proterve» (v. 77), ruminano mansuete; mentre Virgilio e Stazio sono paragonati al mandriano, che trascorre la notte all'aperto col proprio gregge controllando che non venga disperso dai lupi. L'immagine della capra si riverbera poi al v. 91, dove ricorre nuovamente il verbo
ruminare (vd.). Infine, l'espressione
la capra del ciel di
Par. 27.69 (signif.
2) indica la costellazione del
capricorno (vd.).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 02.11.2020.