Vocabolario Dantesco
aceto s.m.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia aceto Purg. 20.89.
Il termine, che fa parte di un lessico realistico e comune, è usato in senso proprio, in un contesto che rievoca un passo del Vangelo in cui i giudei provocatoriamente offrono vino e fiele a Cristo prima di crocifiggerlo e poi aceto sulla croce per dissetarsi (in Matth. 27, 34, e 27, 48, cfr. Inglese). Il vocabolo compare in dittologia con fiele (vd.) al posto di vino a partire da Ben è crudele e spietoso (CLPIO C23, v. 81) e Sto mme allegro et latioso (CLPIO C34, v. 49), componimenti entrambi compresi nel Laudario di Cortona, e poi con varie att. successive a Dante, in testi religiosi (cfr. Corpus Avalle e Corpus OVI), a rappresentare il dolore della Passione e con riferimento al passo evangelico di Matteo. La dittologia aceto e fiele ricorre in corrispondenza di Matth. 27, 34 in due manoscritti di primo Trecento del volgarizzamento del Vangelo di Matteo (Riccardiano 1539 e Chigiano L.VII.249, su cui cfr. Menichetti, Le traduzioni, pp. 140-179, in partic. p. 147; Leonardi, Versioni e revisioni, pp. 56 e 61 e Asperti, I Vangeli, pp. 134-35), che al posto di vino traducono aceto, probabilmente sulla base del proprio modello latino o per influenza dell’acetum presente pochi versetti più avanti (Matth. 27, 48). Qualunque sia l’eziologia della variante traduttiva, tale traduzione potrebbe essere alla base della diffusione della dittologia aceto e fiele sia prima sia dopo Dante.
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 27.06.2017.
Data ultima revisione: 22.05.2018.
1 Prodotto della fermentazione del vino o di altre sostanze.
[1] Purg. 20.89: Veggiolo un' altra volta esser deriso; / veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, / e tra vivi ladroni esser anciso.