aceto s.m.
Nota:Il termine, che fa parte di un lessico realistico e comune, è usato in senso proprio, in un contesto che rievoca un passo del
Vangelo in cui i giudei provocatoriamente offrono vino e fiele a Cristo prima di crocifiggerlo e poi aceto sulla croce per dissetarsi (in
Matth. 27, 34, e 27, 48, cfr. Inglese). Il vocabolo compare in dittologia con
fiele (vd.) al posto di
vino a partire da
Ben è crudele e spietoso (CLPIO C23, v. 81) e
Sto mme allegro et latioso (CLPIO C34, v. 49), componimenti entrambi compresi nel Laudario di Cortona, e poi con varie att. successive a Dante, in testi religiosi (cfr.
Corpus Avalle e
Corpus OVI), a rappresentare il dolore della Passione e con riferimento al passo evangelico di Matteo. La dittologia
aceto e fiele ricorre in corrispondenza di
Matth. 27, 34 in due manoscritti di primo Trecento del volgarizzamento del
Vangelo di Matteo (Riccardiano 1539 e Chigiano L.VII.249, su cui cfr. Menichetti,
Le traduzioni, pp. 140-179, in partic. p. 147; Leonardi,
Versioni e revisioni, pp. 56 e 61 e Asperti,
I Vangeli, pp. 134-35), che al posto di
vino traducono
aceto, probabilmente sulla base del proprio modello latino o per influenza dell’
acetum presente pochi versetti più avanti (
Matth. 27, 48). Qualunque sia l’eziologia della variante traduttiva, tale traduzione potrebbe essere alla base della diffusione della dittologia
aceto e fiele sia prima sia dopo Dante.
Autore: Veronica Ricotta 27.06.2017 (ultima revisione: 22.05.2018).