Prima att. Formazione parasintetica sull'agg.
vivo (vd.), prob. parallela e autonoma rispetto agli esiti galloromanzi
aviver o
avivar, rispettivamente del fr. antico e del prov., benché questi ultimi risultino att. più precocemente e diffusi attraverso un ventaglio semantico più articolato, comprendente molti usi estens. e fig. (FEW s.v.
vivus, 14, 583b e segg.). La composizione di forme verbali deagettivali con pref. rafforzativo
a- (DELI 2 s.v.
avvivare), del resto, risponde a modalità note e altamente produttive anche nell'it. delle origini; inoltre, «l'evoluzione diretta» (Viel,
«Quella materia ond’io son fatto scriba», p. 198) e indipendente dell'esito it. potrebbe trovare conferma in un'att. della forma lat. volg.
avivare, nell'accezione fig. di 'rinvigorire', registrata in un doc. di area parm. datato 1285 (vd. Du Cange s.v.
avivare). Non è invece possibile rilevare occ. volg. del verbo anteriori a Dante: è prob. frutto di una lettura erronea la forma «aviva» che si trova in un componimento dell'
Anonimo Genovese (ed. Cocito) (cfr. Toso,
Il nome della trottola, pp. 29-30, e bibliografia ivi indicata). Dopo Dante e fuori del circuito esegetico del poema,
avvivare conosce una diffusione modesta, limitata a componimenti poetici di area tosc. (cfr. TLIO s.v.
avvivare). La struttura semantica della voce distingue le occ. di
avvivare con valore trans. e il senso "attivo" di 'dare vita' (§
1) oppure, estens., di 'dare vigore' o 'luce' (§§
1.1,
2); si isolano, infine, quelle con valore intrans. pron. (§§
3,
3.1). Per la lettura di
Par. 2.140 (§
1 [1]), dove è la virtù informante o generativa infusa dall'intelligenza angelica ad
avvivare gli astri, cioè a dar loro vita e una forma specifica, cfr. ED s.v.
virtù, §
La nozione di virtù in Dante, e quanto detto s.v.
lega (1).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 11.02.2020.
Data ultima revisione: 02.03.2020.