L’accezione ‘capigliatura’ (cfr. TLIO s.v.
chioma) pare attestata, prima di Dante, solo in Bacciarone di messer Baccone da Pisa,
Nova m'è volontà nel cor creata: cfr.
CLPIO, L 101 BaBa, v. 105. A fine Duecento,
chioma ricorre piuttosto col signif. di ‘criniera’: così già nella prima att., nel volgarizzamento sen. (1288) del
De regimine principum di Egidio Romano (III III XX 29), dove «le chiome dei cavalli o i capelli de le femene» (Papi,
Il Livro, p. 616) traduce «les crins des chevas ou les cheveus des fames» (Paris BNF Franç. 1203, 145rb); analogamente, nel
Tesoro volg., L. 5, cap. 53, i «crini bene spessi, e la chioma ferma» rendono in dittologia «crins espés» (B. Latini,
Tresor, p. 310). All’inizio del Trecento il sost. è inoltre att. con il signif. di ‘coda’ (della cometa), nella
Cronica di Paolino Pieri (cfr. il Glossario dell’ed. Coluccia,
Croniche, s.v.), e quindi nel volgarizzamento dell'
Ars amandi (B), dove indica le onde di un fiume (ma già in lat. si ha
coma): cfr. TLIO s.v.
chioma. Dei cinque luoghi della
Commedia, i tre dell’
Inf. attestano il signif. di ‘capigliatura’, mentre, nel
Par., la voce è usata in accezioni fig. prive di riscontri precedenti: in un caso (
Par. 15.124) la
chioma corrisponde al
pennecchio cit. due terzine avanti (15.117), ovvero alla quantità di lana da filare (vd.
pennecchio); nel secondo caso (
Par. 32.18) «il termine passa a significare i ‘petali’ di un fiore, e nella fattispecie le
scalee, i gradi della candida rosa dei beati nell'Empireo [[...]] cosicché le chiome rappresentano i cerchi costituiti dalle foglie e, nel loro complesso, la rosa dischiusa, come la corolla in un fiore si compone dell'insieme dei vari petali posti su livelli paralleli» (Pasquini in ED). Anche in
Purg. 32.40 il latinismo
coma (vd.) è att. in senso fig. per indicare la ‘cima’ (in quel caso, non di un fiore ma di un albero).
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 03.07.2017.
Data ultima revisione: 04.05.2018.