Latinismo da
coma (dal
gr. kome): DELI 2 s.v.
chioma. ricorre una sola volta in
Purg. 32.40 per indicare le fronde dell’albero del Paradiso Terrestre (cfr.
Francesco da Buti «
La coma sua; cioè lo giro dei rami: coma è la capillatura del capo, e così lo giro dei rami è coma alli arbari»). L'uso traslato si riscontra anche nel corrispondente sost. di stampo popolare
chioma (vd.), di uso più frequente nella
Commedia. Rispetto a quest'ultimo, è prob. che in
Purg. 32.40 «l'adozione del latinismo [[...]] sia stata suggerita a Dante dal contesto di stile alto, dove si parla dell'albero della scienza del bene e del male, collocato da Dio nell'Eden (in senso morale, la giustizia divina), raffigurato altissimo e mirabilmente stravolto a significarne l'origine celeste e l'intangibilità» (Pasquini in ED). La pianta
sì travolta nela cima (
Purg. 33.66) – corrispondente secondo Pertile,
La puttana, pp. 163-196, alla palma del Cantico dei Cantici – ha la stessa forma a cono rovesciato degli alberi della cornice dei golosi (
Purg. 22.133-135), che dalla stessa discendono (
Purg. 24.115-117): cfr. anche Marrani,
Purgatorio XXIII, p. 85. In
Purg. 33.71 Beatrice dichiara che nell’albero dell’Eden si figura la giustizia divina, ma per le numerose interpretazioni che si sono succedute sulla pianta di
Purg. 32.38-42 cfr. la sintesi di Inglese
ad l. e Bertin,
Purg. XXXII, pp. 957-958 (con bibliografia pregessa). Nelle opere latine,
coma è att. in
Eg. 2.40 («viridante coma», con rif. alla corona di alloro del trionfo poetico, cui rispondono, al successivo v. 42, i «triumphales capillos»).
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 03.07.2017.
Data ultima revisione: 04.05.2018.