Vocabolario Dantesco
scrittura s.f.
Commedia 10 (1 Purg., 9 Par.).
Commedia scrittura Purg. 6.34, Par. 4.43, 12.125 (:), 19.83, 19.134, 26.17 (:), 29.90, 32.68; Scritture Par. 13.128 (:), 25.88.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Dal lat. scriptura 'lo scrivere; opera scritta' (cfr. Nocentini s.v.).  Nell'it. antico, scrittura indica perlopiù l'azione dello scrivere, un testo scritto o la Sacra Scrittura (cfr. Corpus OVI), analogamente a quanto si verifica nel lat. mediev. (cfr. DMLBS s.v.). Con Dante il sost. assume sfumature di signif. mistiche e profetiche che rendono dibattuta l'interpretazione dei versi della Commedia in cui il vocabolo occorre. Il sost. è utilizzato nella seconda e nella terza cantica con differenti accezioni: a Purg. 6.34, infatti, vale 'modo di scrivere', quando Virgilio afferma a Dante, dinanzi ai morti per forza, la chiarezza dei suoi versi sull'efficacia della preghiera (Aen. VI 373-376); a Par. 4.43, 13.128, 19.83, 25.88, 29.90, 32.68, invece, il sost. indica la Sacra Scrittura, secondo l'etimologia del termine dal lat. eccles. (cfr. Nocentini s.v.); a Par. 12.125 il sost. allude alla regola dell'ordine francescano, nel contesto del biasimo di San Bonaventura da Bagnoregio per i frati minori conventuali corrotti; a Par. 19.134 scrittura fa rif. a ciò che è scritto nel "libro della Giustizia Divina", per quanto concerne Federico II re di Sicilia, e in partic. alla forma delle sue lettere che dovranno essere mozze per dire molto in poco spazio (vd. mozzo). Più complessa l'interpretazione della voce a Par. 26.17: «Lo ben che fa contenta questa corte, / Alfa e O è di quanta scrittura / mi legge Amore o lievemente o forte». Qui il termine occorre nel contesto di una metaf. che allude a Dio come l'alfa e l'omega, ovvero principio e fine di ogni scrittura che Amore fa leggere (cioè ispira) a Dante con maggiore o minore intensità. A lungo dibattuta anche la funzione sintattica di scrittura, che qui s'interpreta in accezione fig. come oggetto della subordinata, mentre per alcuni commentatori sarebbe soggetto: cfr. ED s.v., e da ultimo Chiavacci Leonardi, ad l.: «la metafora dell'Amore maestro e dettatore è così tipicamente dantesca da imporre - ci sembra - la prima spiegazione».
Autore: Francesca Carnazzi.
Data redazione: 13.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 Modo di scrivere.
[1] Purg. 6.34: Ed elli a me: «La mia scrittura è piana; / e la speranza di costor non falla, / se ben si guarda con la mente sana...
2 [Per antonomasia:] la Sacra Scrittura.
[1] Par. 4.43: Per questo la Scrittura condescende / a vostra facultate, e piedi e mano / attribuisce a Dio e altro intende...
[2] Par. 13.128: sì fé Sabellio e Arrio e quelli stolti / che furon come spade a le Scritture / in render torti li diritti volti.
[3] Par. 19.83: Certo a colui che meco s'assottiglia, / se la Scrittura sovra voi non fosse, / da dubitar sarebbe a maraviglia.
[4] Par. 25.88: E io: «Le nove e le scritture antiche / pongon lo segno, ed esso lo mi addita, / de l'anime che Dio s'ha fatte amiche.
[5] Par. 29.90: E ancor questo qua su si comporta / con men disdegno che quando è posposta / la divina Scrittura o quando è torta.
[6] Par. 32.68: E ciò espresso e chiaro vi si nota / ne la Scrittura santa in quei gemelli / che ne la madre ebber l'ira commota.
3 Regola dell'ordine francescano.
[1] Par. 12.125: ma non fia da Casal né d'Acquasparta, / là onde vegnon tali a la scrittura, / ch'uno la fugge e altro la coarta.
4 Insieme dei segni grafici utilizzati in un testo (In contesto fig.). 
[1] Par. 19.134: Vedrassi l'avarizia e la viltate / di quei che guarda l'isola del foco, / ove Anchise finì la lunga etate; / e a dare ad intender quanto è poco, / la sua scrittura fian lettere mozze, / che noteranno molto in parvo loco.
5 Espressione scritta ed estens. affetto (ispirati da Amore). ||  Vd. Nota.
[1] Par. 26.17: Lo ben che fa contenta questa corte, / Alfa e O è di quanta scrittura / mi legge Amore o lievemente o forte».