Vocabolario Dantesco
rabbia s.f.
Commedia 6 (5 Inf., 1 Purg.).
Commedia rabbia Inf. 7.9 (:), 14.65 (:), 25.17 (:), 27.126, 29.80 (:), Purg. 11.113.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Dal lat. tardo rabia, derivato dal lat. classico rabies «morbus caninus» (DELI 2 s.v. rabbia). Il sost. è att. in it. antico sin da Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), databile al terzo quarto del sec. XIII, con signif. fig., e nel corso del Duecento col valore più propr. tecnico di 'malattia virale dei mammiferi' (cfr. Corpus OVI). Nel poema il vocabolo ricorre soprattutto nella prima cantica e solo una volta nella seconda, mai nell'accezione di pertinenza veterinaria o medica. Col signif. 1 rabbia indica l'ira violenta e incontrollata del centauro Caco (Inf. 25.17) e di Minosse (Inf. 27.126): l'una espressa nel furioso richiamo all'acerbo (vd.) Vanni Fucci, l'altra nell'insolito gesto di mordersi la coda. Presenta qualche sfumatura differente l'ira profonda, sorda e impotente (§ 1.1) di cui Pluto, custode del quarto cerchio infernale, deve rodersi, secondo il rimprovero di Virgilio (Inf. 7.9), o, «oltre al fuoco» (Boccaccio), divora e tormenta il superbo bestemmiatore Capaneo («l'ira che ha d'essere vinto et depresso, la quale tanto più cresce quanto più è conculcato» Landino; Inf. 14.65). Nell'accezione 2, già propria del sost. class. in rel. a «miles» (cfr. OLD s.v. rabies), l'occ. di Purg. 11.113 si riferisce alla furia bestiale dei fiorentini, sconfitti nella battaglia di Montaperti del 1260, ad opera dei senesi. Benvenuto da Imola chiosa personificando «plebs furiosa Florentiae». A Inf. 29.80 rabbia designa in senso attenuato (§ 3) lo stato di agitazione incontrollata e scomposta dovuto al prurito spasmodico che induce due alchimisti della decima bolgia a grattarsi continuamente fino a staccarsi dalla pelle le croste di scabbia di cui sono ricoperti.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 31.07.2023.
1 Ira improvvisa e violenta che si manifesta con reazioni incontrollate (fig.).
[1] Inf. 25.17: El si fuggì che non parlò più verbo; / e io vidi un centauro pien di rabbia / venir chiamando: «Ov' è, ov' è l'acerbo?». 
[2] Inf. 27.126: A Minòs mi portò; e quelli attorse / otto volte la coda al dosso duro; / e poi che per gran rabbia la si morse, / disse: "Questi è d'i rei del foco furo"...
1.1 Ira sorda e impotente (fig.).
[1] Inf. 7.9: Poi si rivolse a quella 'nfiata labbia, / e disse: «Taci, maladetto lupo! / consuma dentro te con la tua rabbia
[2] Inf. 14.65: «O Capaneo, in ciò che non s'ammorza / la tua superbia, sè tu più punito; / nullo martiro, fuor che la tua rabbia, / sarebbe al tuo furor dolor compito».
2 Furia sfrenata e inconsulta (estens.).
[1] Purg. 11.113: Colui che del cammin sì poco piglia / dinanzi a me, Toscana sonò tutta; / e ora a pena in Siena sen pispiglia, / ond' era sire quando fu distrutta / la rabbia fiorentina, che superba / fu a quel tempo sì com' ora è putta. 
3 Agitazione nervosa dovuta a fastidio; smania (fig.).
[1] Inf. 29.80: come ciascun menava spesso il morso / de l'unghie sopra sé per la gran rabbia / del pizzicor, che non ha più soccorso; / e sì traevan giù l'unghie la scabbia...