Dal lat.
acerbus (LEI s.v. 1, 367-371), nella
Commedia occorre sia come agg. sia come sost., di cui in partic. si registrano le prime att. in
Inf. 25.18 e in
Par. 18.3 (cfr.
Corpus OVI). In Dante il vocabolo rispecchia entrambe le accezioni, già presenti in lat., di 'aspro' e 'immaturo' (quest’ultima con originario rif. a un frutto, di sapore aspro se non giunto a maturazione), interconnesse al punto da rendere arduo determinare quale sia il signif. propr. e quale quello estens. In
Purg. 26.55 Dante connette l’agg. al suo opposto in forma neg. («né acerbe né mature»), riferendolo alle proprie
membra (vd.
membro): nel contesto il personaggio-poeta sta rassicurando gli stupiti lussuriosi purganti dell’ultimo cerchio di avere di fronte a loro il corpo di un uomo 'in carne ed ossa', di un vivo cioè e non di un morto che quelle membra avrebbe lasciato nel mondo terreno «per una fine prematura» (
acerbe) ovvero «per una morte avvenuta a tempo debito» (
mature), come chiosano efficacemente Pasquini-Quaglio,
ad l. (la negazione dei due estremi vale come negazione complessiva del fatto). In
Par. 19.48
acerbo descrive la condizione di Lucifero che cadde dal cielo immaturo «per non avere aspettato la propria perfezione dalla grazia divina» (Bosco-Reggio,
ad l.), con prob. riecheggiamento di un passo biblico
(Sap. 4,5: «confringentur enim rami inconsummati / et fructus illorum inutiles et acerbi a manducandum»). In
Purg. 11.117 l'agg. è rif. estens all'
erba appena nata («idest, nata est tenella, nondum matura», Benvenuto da Imola,
ad l.). Con il signif.
2 acerbo, nell’accezione di 'acre', 'aspro', e quindi in senso fig. 'crudele', 'ostile', ricorre in
Par. 11.103 rif. ai dotti musulmani convocati dal Soldano di Damietta, ostilmente avversi all’azzardato tentativo di evangelizzazione da parte di san Francesco. Sost., sempre fig., ricorre come astratto in
Par. 18.3 a indicare l'asprezza della predizione dell'esilio, opposta e attenuata (vd.
temprare) dalla dolcezza dell'annuncio dell'ospitalità dello Scaligero (vd.
dolce) e con valore antonomastico in
Inf. 25.18 dove designa la bestiale crudeltà d’animo di Vanni Fucci.
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 30.04.2019.
Data ultima revisione: 03.02.2023.