Vocabolario Dantesco
parlasia s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia parlasia Inf. 20.16 (:).
Dal semidotto paralisia (derivante dal fr. paralysie e att. sin dal Duecento, ad es. in Egidio Romano volg.; vd. TLIO s.v. parlasìa), con sincope e assimilazione vocalica (cfr. Inglese, ad l.). Ricorre in numerosi testi del Due e Trecento col signif. di 'patologia che causa difetto o disordine nel movimento delle membra del corpo' («risoluzion di nervi, che cagiona tremore, o storcimento ne' membri», si legge in Crusca (1)). Questo signif. si ritrova anche a Inf. 20.16, nella raffigurazione della pena che colpisce gli indovini, puniti nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio. La peculiarità della loro punizione risiede nel fatto che hanno il collo mostruosamente stravolto, col viso rivolto all’indietro. Più avanti, ai vv. 46-51, questa particolare posizione è esplicitata in modo pregnante dall'accostamento di attergare (vd.) e ventre(vd.): ciò li costringe a camminare a ritroso, in una posizione che nessun uomo, nemmeno colpito da parlasia, può aver mai assunto. Spiega il passo ad es. Benvenuto da Imola (ad l.): «paralysis enim est passio nervorum, quae aliquando ita distorquet, dislocat et deordinat collum hominis, quod homo respicit sibi transversaliter sicut a latere super spatulam, sicut vidi in una vetula; sed numquam facit quod homo in totum respiciat post tergum, sicut nunc faciebant isti infelices; unde dicit: ma io nol vidi».
 
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 19.03.2021.
1 [Med.] Patologia che causa difetto o disordine nel movimento delle membra del corpo.
[1] Inf. 20.16: Forse per forza già di parlasia / si travolse così alcun del tutto; / ma io nol vidi, né credo che sia.