Vocabolario Dantesco
oro s.m.
Commedia 26 (6 Inf., 11 Purg., 9 Par.).
Altre opere13 (13 Conv.).
6 (3 Fiore, 3 Detto).
Commedia oro Inf. 7.64, 14.106, 14.112, 19.4, 19.95, 19.112, Purg. 7.73, 9.20 (:), 9.118, 10.80 (:), 20.105, 20.117 (:), 22.41, 22.148, 28.140, 29.43 (:), 29.113, Par. 16.110 (:), 17.123 (:), 18.96, 21.28, 22.88, 23.135 (:), 27.42, 30.66, 31.14.
Altre opere oro Conv. 1.9.6, 2.1.10, 2.4.4, 2.12.5, 3.7.3, 4.5.13, 4.5.13, 4.5.13, 4.5.13, 4.11.5, 4.11.5, 4.12.4, 4.25.5.
oro Fiore 130.8, 149.8, 217.5, Detto 31, 167, 309.
Purg. 28.140: brolio Parm, brolo Co Lau Lo Ricc Tz.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Nella maggior parte delle occ., il vocabolo è utilizzato per indicare propr. l'oro in quanto metallo prezioso. Nelle prime due cantiche si concentrano le occ. di oro inteso come materiale allo stato solido, di cui sono composti vari oggetti (signif. 1). Tra questi, in partic., a Inf. 14.106 e 14.122 l’oro è il materiale in cui è realizzata la testa del veglio di Creta, grande statua che ripete quasi letteralmente il testo biblico della visione avuta in sogno da Nabucodonosor e a lui spiegata dal profeta Daniele: la testa d'oro puro («di fin oro») della statua, che rappresenta l'età dell'oro, è l'unica parte intatta, non spaccata da una fenditura che versa lacrime e che rappresenta la ferita prodotta nell'umanità dal peccato originale (cfr. Chiavacci Leonardi, Inf. 14. 112-3 e Nota integrativa al canto). In soli due casi oro indica lo stesso metallo allo stato fuso (si tratta dell'oro fuso che venne versato in bocca a Crasso ad irrisione della sua insaziabile cupidigia, per cui cfr. anche Chiavacci Leonardi, ad l.) e, ridotto in polvere finissima, la preparazione utilizzata dai pittori: l'oro, infatti, fa parte della «concretissima e pur aristocratica sfilata di colori» con cui è descritta, «quasi una tavolozza pittorica», la mirabile fioritura della valletta dei Principi (Chiavacci Leonardi, ad l.; su tali versi vd. in partic. Frosini, Dante disegnatore, pp. 85-86 nota 7, con bibliogr.). In due ess., entrambi nella seconda cantica, è impiegato in formulazioni che indicano la mitica età dell'oro, età saturnia dell'innocenza e, cristianamente, dell'Eden (signif. 1.1). Nel Paradiso, invece, il rif. all'oro è spec. legato alla lucentezza che caratterizza questo metallo prezioso, in relaz. con la tematica della luce (vd.) che domina il regno paradisiaco plasmandone la lingua, in un continuo e potentissimo bagliore luminoso. Solo nella preziosa similitudine scelta per rappresentare gli angeli e i beati nella «mirabil primavera» dell'Empireo, oro indica un monile realizzato con il metallo lavorato (signif. 3), in cui è incastonato un rubino (vd.) (per questa occ. cfr. Aen. X 134 «qualis gemma micat fulvum quae dividit aurum»). Sono numerosi i contesti in cui il sost. indica estens. le ricchezze, il denaro (signif. 4): spesso ricorre in dittologia con argento (vd.; vd. anche TLIO s.v. argento), coppia simbolo del denaro che risale alle parole di Pietro «aurum et argentum non est mihi» (Act. Ap. 3,6) e al comando di Cristo «nolite possidere aurum neque argentum» (Matth. 10,9), passo cit. da Dante in Mon. 3.10.14 (su questo aspetto cfr. Chiavacci Leonardi, Inf. 19.4 e ED s.v. oro). Le att. di oro nelle altre opere (Conv., Fiore e Detto) confermano lo spettro semantico del lessema.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 29.10.2022.
1 [Metall.] Metallo nobile, prezioso, di colore giallo lucente.
[1] Inf. 14.106: La sua testa è di fin oro formata, / e puro argento son le braccia e 'l petto, / poi è di rame infino a la forcata; / da indi in giuso è tutto ferro eletto, / salvo che 'l destro piede è terra cotta...
[2] Inf. 14.112: Ciascuna parte, fuor che l'oro, è rotta / d'una fessura che lagrime goccia, / le quali, accolte, fóran quella grotta.
[3] Purg. 9.20: in sogno mi parea veder sospesa / un' aguglia nel ciel con penne d'oro, / con l'ali aperte e a calare intesa...
[4] Purg. 9.118: L'una [[chiave]] era d'oro e l'altra era d'argento; / pria con la bianca e poscia con la gialla / fece a la porta sì, ch'i' fu' contento.
[5] Purg. 29.43: Poco più oltre, sette alberi d'oro / falsava nel parere il lungo tratto / del mezzo ch'era ancor tra noi e loro...
[6] Purg. 29.113: Tanto salivan che non eran viste; / le membra d'oro avea quant' era uccello, / e bianche l'altre, di vermiglio miste.
Lo stesso materiale ridotto in polvere finissima come preparazione da utilizzare in pittura.
[7] Purg. 7.73: Oro e argento fine, cocco e biacca, / indaco, legno lucido e sereno, / fresco smeraldo in l'ora che si fiacca, / da l'erba e da li fior, dentr' a quel seno / posti, ciascun saria di color vinto, / come dal suo maggiore è vinto il meno.
Lo stesso materiale allo stato fuso.
[8] Purg. 20.117: Polinestòr ch'ancise Polidoro; / ultimamente ci si grida: "Crasso, / dilci, che 'l sai: di che sapore è l'oro?".
1.1 [Rif. all'età dell'oro].
[1] Purg. 22.148: Lo secol primo, quant' oro fu bello, / fé savorose con fame le ghiande, / e nettare con sete ogne ruscello.
[2] Purg. 28.140: Quelli ch'anticamente poetaro / l'età de l'oro e suo stato felice, / forse in Parnaso esto loco sognaro.
1.2 [Nel Paradiso, per indicare una forte lucentezza].
[1] Par. 17.123: La luce in che rideva il mio tesoro / ch'io trovai lì, si fé prima corusca, / quale a raggio di sole specchio d'oro...
[2] Par. 18.96: Poscia ne l'emme del vocabol quinto / rimasero ordinate; sì che Giove / pareva argento lì d'oro distinto.
[3] Par. 21.28: Dentro al cristallo che 'l vocabol porta, / cerchiando il mondo, del suo caro duce / sotto cui giacque ogne malizia morta, / di color d'oro in che raggio traluce / vid' io uno scaleo eretto in suso / tanto, che nol seguiva la mia luce.
2 Colore caratteristico del metallo stesso, giallo lucente.
[1] Purg. 10.80: Intorno a lui parea calcato e pieno / di cavalieri, e l'aguglie ne l'oro / sovr' essi in vista al vento si movieno.
[2] Par. 16.110: Oh quali io vidi quei che son disfatti / per lor superbia! e le palle de l'oro / fiorian Fiorenza in tutt' i suoi gran fatti.
[3] Par. 31.14: Le facce tutte avean di fiamma viva / e l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco, / che nulla neve a quel termine arriva.
3 Monile realizzato con oro lavorato (estens.).
[1] Par. 30.66: Di tal fiumana uscian faville vive, / e d'ogne parte si mettien ne' fiori, / quasi rubin che oro circunscrive; / poi, come inebrïate da li odori, / riprofondavan sé nel miro gurge, / e s'una intrava, un' altra n'uscia fori.
4 [Spesso in dittol. con argento:] ricchezza, denaro (estens.).
[1] Inf. 7.64: Or puoi, figliuol, veder la corta buffa / d'i ben che son commessi a la fortuna, / per che l'umana gente si rabuffa; / ché tutto l'oro ch'è sotto la luna / e che già fu, di quest' anime stanche / non poterebbe farne posare una».
[2] Inf. 19.4: O Simon mago, o miseri seguaci / che le cose di Dio, che di bontate / deon essere spose, e voi rapaci / per oro e per argento avolterate, / or convien che per voi suoni la tromba, / però che ne la terza bolgia state.
[3] Inf. 19.95: Né Pier né li altri tolsero a Matia / oro od argento, quando fu sortito / al loco che perdé l'anima ria.
[4] Inf. 19.112: Fatto v'avete dio d'oro e d'argento; / e che altro è da voi a l'idolatre, / se non ch'elli uno, e voi ne orate cento?
[5] Purg. 20.105: Noi repetiam Pigmalïon allotta, / cui traditore e ladro e paricida / fece la voglia sua de l'oro ghiotta; / e la miseria de l'avaro Mida, / che seguì a la sua dimanda gorda, / per la qual sempre convien che si rida.
[6] Purg. 22.41: E se non fosse ch'io drizzai mia cura, / quand' io intesi là dove tu chiame, / crucciato quasi a l'umana natura: / 'Per che non reggi tu, o sacra fame / de l'oro, l'appetito de' mortali?', / voltando sentirei le giostre grame.
[7] Par. 22.88: Pier cominciò sanz' oro e sanz' argento, / e io con orazione e con digiuno, / e Francesco umilmente il suo convento; / e se guardi 'l principio di ciascuno, / poscia riguardi là dov' è trascorso, / tu vederai del bianco fatto bruno.
[8] Par. 23.135: Quivi si vive e gode del tesoro / che s'acquistò piangendo ne lo essilio / di Babillòn, ove si lasciò l'oro.
[9] Par. 27.42: «Non fu la sposa di Cristo allevata / del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto, / per essere ad acquisto d'oro usata; / ma per acquisto d'esto viver lieto / e Sisto e Pïo e Calisto e Urbano / sparser lo sangue dopo molto fleto.