Commedia |
orïuoli Par. 24.13 (:). |
Prima att. Variante tosc. di
orologio (vd.), originatasi forse da una forma
*horariolum, dimin. del lat.
horarium (DEI s.v.
oriolo 1), oppure per sviluppo metatetico di
horologium in
*horojolum (Rohlfs, § 325). Non diversamente da
Par. 10.139 («come orologio che ne chiami...»), il termine è impiegato da Dante in una similitudine tesa a dare forma e realismo a un "meccanismo" celeste. L'armoniosa danza dei beati è infatti accostata analogicamente ai movimenti regolari delle ruote dentate che agiscono, a differenti velocità, all'interno di un orologio automatico (un'innovazione tecnica del tempo di cui Dante offre una precocissima testimonianza: cfr. Ageno,
Strumenti per la misurazione del tempo, pp. 114-116). Nell'illustrare la similitudine tecnologica, i commentatori – specie quelli non tosc. – ricorrono per lo più a
orologio, forma colta e non diatopicamente connotata. Prediligono
oriolo (o
uoriuolo), per es., l'
Ottimo e
Francesco da Buti, che impiegano il concorrente tosc. anche in
Par. 10.139, per glossare
orologio.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 29.04.2019.