Vocabolario Dantesco
orare v.
Commedia 6 (1 Inf., 3 Purg., 2 Par.).
Commedia òra Purg. 13.50; orai Par. 31.91; orando Purg. 11.26, 15.112, Par. 32.147; orate Inf. 19.114.
Inf. 19.114: adorate Mart Pr Triv - Lanza, adorati Mad, aorate Eg Ham.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Dal lat. classico orare 'pronunciare una formula rituale' e 'invocare, pregare' (DELI 2 s.v.; Nocentini s.v.), passato poi al lat. eccles. con rif. al culto cristiano (cfr. TLL s.v. oro, -are, 9, 2.1046.42). Il verbo è att. precocemente in it. antico, a partire dalla Formula di confessione umbra del 1065, col signif. di 'pregare' (cfr. Corpus OVI). Orare, esclusivo del poema ma meno frequentemente del popolare pregare (vd.), ricorre con usi e costrutti propri della latinità e vitali in volgare. Nel § 1, il verbo è impiegato a Purg. 15.112 nella costruzione indir. 'orare a qno' «a l'alto Sire» (vd. Ageno, in ED, Appendice, s.v. verbo, p. 52), in uso nel lat. tardo (con dativo cfr. TLL s.v. oro, -are, 9, 2.1049.67-72; con ad + accusativo cfr. DMLBS s.v. orare, § 2c) e comune nel volg. (ad es. Lib. Antichr., 5, v. 164: «E nu orenmo a Deu»; per altri ess. cfr. Corpus OVI). Nel senso assol. di 'pregare' (§ 1.1), l'occ. di Par. 31.92 è rif. alla preghiera che Dante rivolge a Beatrice quale entità celeste, ai vv. 79-90, e richiama testualmente il virgiliano «talibus orabat dictis» di Aen. VI 124 (cfr. Inglese, ed. comm., ad l., Tollemache in ED s.v). Con uso intrans. (§ 1.2), la voce dell'imp. compare a Purg. 13.50 nell'espressione òra per noi, corrispondente alla formula di invocazione lat. «ora pro nobis» delle Litaniae sanctorum (cfr. Bellomo, ad l.; vd. Poes. an. Ave Maria, 2, v. 70), per esprimere l'intercessione di Maria e dei santi presso Dio in favore degli spiriti penitenti. Si distingue il valore trans. di 'invocare' (§ 2), con ogg. diretto «buona ramogna» (vd.) a Purg. 11.26 e «grazia» a Par. 32.147. Per quest'ultimo passo, Inglese, ed. comm., ad l., e Malato, Apparato, p. 730 (preceduti da altri editori, ad es. Chiavacci Leonardi, ad l.; tra gli antichi Landino: «è necessario orando impetrare grazia da Dio»), intervenendo sulla punteggiatura, interpretano il verbo come gerundio assol. intrans. con valore di compl. di mezzo: «bisogna ottenere, pregando, una grazia». A parte si considera l'occ. di Inf. 19.114, in cui orare assume il signif. di 'adorare' (§ 3), già att. nel lat. classico e mediev. (cfr. TLL s.v. 9, 2, 1044.70-71; Du Cange s.v. orare 2) e nell'it. antico (es. Milione, 60, 31: «orano quello fuoco come dio»; Corpus OVI), e così inteso dai commentatori antichi (cfr. Ottimo; Francesco da Buti, ad l.). Nelle opere latine il verbo ricorre nel costrutto intrans. 'pregare a qno' in Mon. 2.3.16 («orantem suppliciter ad Eneam»), ma per lo più trans. con valore perorativo: 'implorare' (Ep. 5.1; Ep. 13.1; Eg. 1.25), 'perorare' in Mon. 2.6.9 in cit. diretta da Virgilio, Aen., VI 847-853 («orabunt causas melius»). In Mon. 2.3.8. ha il senso del lat. classico 'pronunciare'. 

Varianti.  A Inf. 19.114, in luogo di orate si registrano le lez. dal valore corrispondente aorate (Eg Ham), adorati (Mad) e adorate (Mart Pr Triv, accolta a testo da Lanza). Secondo Petrocchi (ad l. e Id., Introduzione, pp. 180-181), tali var., seppur ammissibili, vanno intese «come intervento di copisti per distinguere il significato comune di orare e di adorare» (vd. adorare). La forma con caduta di -d- intervocalica, n'aorate (Eg Ham), non è inclusa nell'ed. critica di Trovato, mentre Inglese, ed. critica, segnala in apparato naorate con esp. della prima a (> norate). La var. honorate di Ga Lau Lo Po Ricc Tz (e in La con esp. di ho iniziale) è lez. generata graficamente norate > honorate, prob. per eco di Par. 8.7, dove onorare significa 'fare oggetto di culto'.

Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 05.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 Rivolgersi con preghiere a Dio per ottenere qsa.
[1] Purg. 15.112: E lui vedea chinarsi, per la morte / che l'aggravava già, inver' la terra, / ma de li occhi facea sempre al ciel porte, / orando a l'alto Sire, in tanta guerra, / che perdonasse a' suoi persecutori, / con quello aspetto che pietà diserra. 
1.1 Assol. Manifestare la propria preghiera (indirizzata a Beatrice).
[1] Par. 31.91: Così orai; e quella, sì lontana / come parea, sorrise e riguardommi; / poi si tornò a l'etterna fontana. 
1.2 [Con rif. alla Vergine:] intercedere presso Dio a favore di qno.
[1] Purg. 13.50: E poi che fummo un poco più avanti, / udia gridar: 'Maria, òra per noi': / gridar 'Michele' e 'Pietro' e 'Tutti santi'. 
2 Chiedere con suppliche, invocare qsa.
[1] Purg. 11.26: Così a sé e noi buona ramogna / quell' ombre orando, andavan sotto 'l pondo, / simile a quel che talvolta si sogna, / disparmente angosciate tutte a tondo / e lasse su per la prima cornice, / purgando la caligine del mondo. 
[2] Par. 32.147: Veramente, ne forse tu t'arretri / movendo l'ali tue, credendo oltrarti, / orando grazia conven che s'impetri / grazia da quella che puote aiutarti; / e tu mi seguirai con l'affezione, / sì che dal dicer mio lo cor non parti». 
3 Fare oggetto di devozione.
[1] Inf. 19.114: Fatto v'avete dio d'oro e d'argento; / e che altro è da voi a l'idolatre, / se non ch'elli uno, e voi ne orate cento? ||  Var.: n’aorate Eg Ham, adorati Mad, adorate Mart Pr Triv  Lanza.