Vocabolario Dantesco
odore s.m.
Commedia 7 (3 Purg., 4 Par.).
Altre opere2 (2 Conv.).
Commedia odor Purg. 23.34, 23.68, Par. 23.75, 30.126; odori Purg. 7.80 (:), Par. 19.24 (:), 30.67 (:).
Altre opere odore Conv. 4.27.4, 4.27.7.
Voce corrispondente nelle opere latine di Dante: VDL.
Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Dal lat. odorem (DELI 2 s.v. odore), il sost. è ben doc. nel Duecento col senso proprio di 'esalazione olfattiva (gradevole o sgradevole)', ma ricorre in chiave religiosa già dagli inizi del sec. XIII (cfr. TLIO s.v. odore). Nella seconda cantica del poema il vocabolo occorre come estens. del signif. proprio (cfr. anche le occ. di Conv. 4.27.4 e 4.27.7), con rif. alla molteplicità di profumi sprigionati dalla lussureggiante valle (vd. seno) dei principi negligenti (Purg. 7.80) e al piacevole effluvio proveniente dai frutti e dall'acqua fresca, causa di tormento per le anime dei golosi (Purg. 23.34, 23.68; per cui vd. Čale, Sull’odore di un pomo, pp. 307-324). Nel contesto di Purg. 7.80, inoltre, i presunti valori simbolici del luogo ameno (in ED s.v. Valletta dei principi) inducono i commentatori antichi a interpretare l'occ. in senso traslato come 'diletti terreni' o 'virtù': ad es. Ottimo, ad l.: «qui l'Autore descrive il luogo, e l'ornamento e soavitade di quello [...] a dimostrare, che costoro che quivi si mondano, si ritennero al mondo per queste delettazioni»; Benvenuto da Imola: «odori, idest, fragrantia multorum odorum, quo ad delectationem odoratus»; Francesco da Buti: «e per li odori, li atti virtuosi li quali ulimisceno sopra tutti li odori; e sono sì collegate le virtù insieme, che li loro atti non possano essere distinti». Con allusione alla sfera spirituale, odore è usato nella terza cantica come termine proprio del linguaggio mistico. Nel richiamare immagini di trad. scritturale (cfr. almeno TLL s.v. odor, 9.2, 469.11), la fragranza che spande dai fiori o dai gigli (vd. fioregiglio) diventa, a seconda del contesto in cui s'inserisce, manifestazione della gioia celeste dei beati e della soavità delle loro voci unisone (§ 1.1 [3], [1]) o segno della santità degli apostoli, espressa in parole e opere ([2]). A Par. 30.126 l'espressione odor di lode, introdotta dal trans. redolere (vd.), allude in partic. al canto di lode che la schiera dei beati rivolge a Dio (Francesco da Buti: «ecco l'ulimento, che rende [scil. la quale rosa, cioè congregazione de' beati] a Dio, cioè laude e gloria»), per cui Inglese (ad l.), citando Bellomo, Il canto XXX, p. 46, ricorda Apc 5, 89: «fialas aureas plenas odoramentorum quae sunt orationes sanctorum». Nell'opera lat. il sost. è usato in una perifrasi in Eg. 4.13 («fronde soporifero... odori») per definire il papavero (vd. VDL s.v. odor, -oris).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 02.11.2022.
1 Esalazione gradevole all'olfatto.
[1] Purg. 7.80: Non avea pur natura ivi dipinto, / ma di soavità di mille odori / vi facea uno incognito e indistinto. 
[2] Purg. 23.34: Chi crederebbe che l'odor d'un pomo / sì governasse, generando brama, / e quel d'un' acqua, non sappiendo como? 
[3] Purg. 23.68: Di bere e di mangiar n'accende cura / l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo / che si distende su per sua verdura. 
1.1 [Con rif. a fenomeni mistici:] fragranza.
[1] Par. 19.24: Ond' io appresso: «O perpetüi fiori / de l'etterna letizia, che pur uno / parer mi fate tutti vostri odori, / solvetemi, spirando, il gran digiuno / che lungamente m'ha tenuto in fame, / non trovandoli in terra cibo alcuno. 
[2] Par. 23.75: Quivi è la rosa in che 'l verbo divino / carne si fece; quivi son li gigli / al cui odor si prese il buon cammino». 
[3] Par. 30.67: Di tal fiumana uscian faville vive, / e d'ogne parte si mettien ne' fiori, / quasi rubin che oro circunscrive; / poi, come inebrïate da li odori, / riprofondavan sé nel miro gurge, / e s'una intrava, un' altra n'uscia fori. 
[4] Par. 30.126: Nel giallo de la rosa sempiterna, / che si digrada e dilata e redole / odor di lode al sol che sempre verna, / qual è colui che tace e dicer vole, / mi trasse Bëatrice, e disse: «Mira / quanto è 'l convento de le bianche stole!