Vocabolario Dantesco
abbagliare v.
Commedia 4 (1 Inf., 2 Purg., 1 Par.).
Altre opere1 (1 Conv.).
1 (1 Fiore).
Commedia abbagli Par. 25.122 (:); abbaglia Inf. 23.64 (:), Purg. 15.28 (:), 33.75.
Altre opere abbagliano Conv. 3.15.6.
abaglia Fiore 103.8.
Dal prerom. *balyo, col signif. di 'lucente' (LEI s.v. 4, 1023.50), il verbo abbagliare è già att. nel Duecento in Bono Giamboni, Vizi e Virtudi (TLIO s.v. abbagliare). Nella Commedia, ricorre una sola volta nell'Inferno (Inf. 23.64) col signif. proprio di 'offuscare o togliere la vista a qno con la propria luce' (rif. alla doratura esterna delle cappe di piombo degli ipocriti). Il signif. 1.1 è strettamente legato alla tematica della luce (vd.) divina: è infatti rif. al fulgore (vd.) che irradia dagli angeli e dalle anime beate del Paradiso. A Par. 25.122, in partic., è Dante stesso che espone la propria vista all'eccessiva, ottundente luce divina, nel tentativo di guardare attraverso il «foco» (v. 121) dell'apostolo Giovanni, pensando di poterne scorgere il corpo. Il verbo ricorre poi col signif. fig. di 'confondere (la mente)' (signif. 2) a Purg. 33.75, nelle parole di Beatrice, che risplendono del fulgore della verità divina. Il verbo è att. anche a Conv. 3.15.6, col signif. di 'confondere' («Dove è da sapere che in alcuno modo queste cose nostro intelletto abbagliano») e a Fiore 103.8, nell'accez. di 'trarre in inganno' («Con questi due argomenti il mondo abaglia»). Questo signif., prima att. dantesca (cfr. TLIO s.v. abbagliare), avrà grande fortuna nella lingua letteraria fino al Novecento (vd. GDLI s.v. abbagliare).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 21.06.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.
1 Offuscare o togliere la vista a qno con la propria luce; abbacinare.
[1] Inf. 23.64: Elli avean cappe con cappucci bassi / dinanzi a li occhi, fatte de la taglia / che in Clugnì per li monaci fassi. / Di fuor dorate son, sì ch'elli abbaglia; / ma dentro tutte piombo, e gravi tanto, / che Federigo le mettea di paglia.
1.1 [Con rif. allo splendore che irradia dagli angeli e dai beati].
[1] Purg. 15.28: «Non ti maravigliar s'ancor t'abbaglia / la famiglia del cielo», a me rispuose: / «messo è che viene ad invitar ch'om saglia.
[2] Par. 25.122: tal mi fec' ïo a quell' ultimo foco / mentre che detto fu: «Perché t'abbagli / per veder cosa che qui non ha loco?
2 [Con rif. alle parole di Beatrice:] confondere (la mente) (fig.).
[1] Purg. 33.75: Ma perch' io veggio te ne lo 'ntelletto / fatto di pietra e, impetrato, tinto, / sì che t'abbaglia il lume del mio detto, / voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, / che 'l te ne porti dentro a te per quello / che si reca il bordon di palma cinto».