Dal lat.
masculus, dapprima agg. e poi sost. (DELI 2 s.v.
maschio). Il signif.
1 è prob. frutto di uno slittamento semantico che dal signif. proprio (att. solo come var.) isola le caratteristiche tipiche della virilità, quali l'imponenza e l'essere robusto, fino a indicare 'grosso' («credesi per alcuni, che dal naso, secondo che è più o meno maiuscolo, si possa argomentare la maggiore o minore forza virile», Brunone Bianchi,
La Commedia,
ad l.): l'espressione
maschio naso identifica Carlo I d'Angiò, più avanti (
Purg. 7.124) chiamato
nasuto (vd.
nasuto), ed è gen. glossata dai commentatori con 'naso grosso' (cfr. anche
Giovanni Villani (ed. Porta), L. 8, cap. 1, vol. 1: «con grande naso»): in partic. si veda
Francesco da Buti, che spiega «ebbe grande naso, e però dice del maschio naso, perchè li omini ànno maggior naso che le femmine», mentre Scartazzini glossa «maschio: lat. masculus, per: maiuscolo, grande». L'occ. dantesca è la prima ad attestare l'uso di
maschio con questo signif. (cfr.
Corpus OVI). Il sost.
maschio (signif.
2) indica l'essere umano di sesso maschile in contrapposizione alle femmine (
Inf. 18.90 e
Inf. 20.41, vd. anche
femmina)
, spec. in relazione alle caratteristiche anatomiche: in partic. in
Inf. 20.41, passo in cui si tratta il cambiamento di sesso di Tiresia, e
Par. 32.80, in cui si fa rif. alla pratica della circoncisione («e dice alli maschi, imperquello che solo li maschi si circoncideano, e non le femmine», Iacomo della Lana
ad l.). Il signif. dell'agg.
maschio 'proprio di un essere umano di sesso maschile' ricorre solo come var. di
maschile (vd.
maschile) e non è altrimenti att. nella
Commedia.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 14.05.2019.
Data ultima revisione: 25.07.2019.