Vocabolario Dantesco
ipocrita s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia ipocriti Inf. 23.92.
Deriva dal gr. hypocrites ‘attore’ e quindi ‘simulatore, ipocrita’, attraverso il lat. hypocrita (DELI 2 s.v. ipo-). L’agg. è rif. ai dannati della sesta bolgia dell’ottavo cerchio, tutti appartenenti al clero, che camminano sotto pesanti cappe di piombo coperte d’oro. Tale pena fu prob. suggerita dalla paretimologia di ipocrita «superauratus» avallata da Uguccione («dicitur ypocrita quasi ypercrita ab yper quod est super et crisis quod est aurum, quasi superauratus quia in superficie et extrinsecus videtur bonus cum interius sit malus», Cecchini, Uguccione, C 306, 13) e cit. anche dai commentatori, a partire da Jacopo Alighieri (ed. Bellomo): «ipocresia si chiama, ab 'ipos' quod est 'supra' et 'cresis' quod est 'aurum', cioè 'sopra dorata qualità non perfetta'». L’interpretazione di ipocrita (e ipocresia, vd.) con rif. alla simulazione di virtù cristiane, fatta propria da Dante, ha ampio riscontro nei Vangeli, dove l’agg. ricorre più volte per qualificare i Farisei, presto divenuti simbolo di falsità religiosa, e nella dottrina tomistica («simulatio [[...]] illa qua quis simulat personam alterius; sicut cum peccator simulat personam iusti» S. Th., II-II, q. 111 a. 2). Per un approfondimento del tema vd. Battaglia Ricci, Inferno XXIII. Il sintagma ipocriti tristi di Inf. 23.92 ricalca gli hypocritae tristes di Mt. 6.16, come notano già i commentatori (per es. Francesco da Buti: «così li chiama lo Evangelio ove dice: Nolite fieri sicut hipocritae tristes: tristi sono in effetto, e tristi si mostrano per parer santi et uomini di penitenzia»). L’espressione evangelica hypocritae tristes è prob. anche alla base del gioco etimologico nella serie rimica di Fiore 104.9-14 Gesocristo : ipocristo (ovvero ‘ipocrita’, forse a partire da una variante ypocriste, ipercorrettismo per ypocrite, della Rose) : tristo, sulla quale vd. Formisano ad l
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 10.10.2017.
Data ultima revisione: 04.05.2018.
1 Simulatore di virtù (in partic. religiose) o qualità morali.
[1] Inf. 23.92: Poi disser me: «O Tosco, ch'al collegio / de l'ipocriti tristi sè venuto, / dir chi tu sè non avere in dispregio».