Inf. 13.57: inneschi Mad; Inf. 21.18: viscava Po; Par. 17.32: mischiava Rb.
Parasintetico da
vischio. Il verbo è usato nella
Commedia in senso propr. in due luoghi di
Inf. 21 e 22, dove la presenza pervasiva della pece bollente nella bolgia dei barattieri è linguisticamente rappresentata mediante un repertorio lessicale riconducibile alle sfere semantiche del calore e dell'imbrattante viscosità che inibisce il movimento. Le accezioni fig. discendono dall'uso del verbo att. già dal sec. XIII nel lessico della caccia (lett. 'catturare gli uccelli con la pania': vd. TLIO s.v.
invischiare; vd. anche, negli stessi canti dell'
Inf.,
pania e
impaniato), a sua volta ereditato dal lat.: cfr. Ov.
ars 1, 391 «Non avis utiliter viscatis effugit alis», dove
viscatis alis è tradotto da
Arte Am. Ovid. (D) con
le viscade ale (vd. la var.
viscava di
Inf. 21.18). In partic. l'accezione 2 è ben documentata nel volg. del Trecento (vd. TLIO), e anche in questo caso è reperibile un antecedente lat. (Plin.
epist. 9, 30, 2); la deriva semantica dall'originale valore del verbo è ben illustrata da Benvenuto da Imola («
s'invescava, idest, fallebatur et capiebatur sicut avis visco, quae cadit in manus aucupatoris; et ita isti seducti cadebant in manus adversarii»), seguito da
Francesco da Buti («
s'invescava; cioè si pilliava come l'uccello al vesco». Per quanto riguarda
Inf. 13.57, si tratta di un impiego metaf. originale da parte di Dante (nelle
Chiose Filippine è glossato: «idest involvam»; in
Francesco da Buti: «cioè m'intrighi»), in cui il sedimento etimologico del lemma è mantenuto dall'accostamento con
adeschi in rima (lett. 'catturare con l'esca': vd. anche
infra, Varianti).
Varianti. La lez.
inneschi di Mad risente con ogni evidenza dell'attrazione di
adeschi in rima, con cui va a formare una coppia di parasintetici da
esca. Il verbo si trova, per giunta in endiadi con
invischiare e con accezione fig., in
Gradenigo, Quatro Evangelii: «che ognun s'envisca e[t] inesca / che tu è' quel Deo che tutti pòi salvarne». La forma non prefissata
viscava di Po (
Inf. 21.18), che potrebbe spiegarsi con una omissione del titulus per la nasale e la complicità dell'aferesi ('[n]viscava), si ritrova nel succitato volgarizzamento ovidiano e in
Bonafé, Tesoro, dove si riferisce all'impeciatura del sedile di una sedia. Per
si mischiava di Rb, il verbo vale 'immischiarsi, entrare in relazione con qsa' (cfr. per es.
Trattati di Albertano volg.: «Et per non esser patiente si meschia l'omo talvolta in cosa che non pertiene a llui»). La stessa var. presenta Laur in
Inf. 21.18 (
meschiava), dove tuttavia non dà senso.
Autore: Nicolò Magnani.
Data redazione: 11.10.2023.
Data ultima revisione: 10.11.2023.