Vocabolario Dantesco
gioviale agg.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia giovïal Par. 18.70.
Prima att. Dal lat. tardo iovialis 'di Giove', «dal n[ome] del pianeta che, secondo le credenze astrologiche, influisce benevolmente sul carattere degli uomini» (DELI 2 s.v. gioviale). Sulle proprietà di Giove, la «temperata stella» (v. 68), si legga l'Ottimo commento: «Iove è immediatamente dopo Saturno, ed in XIJ anni compie il corso suo, benivolo e bene temperato nelle sue qualitadi; onde li antichi dissero, che la cagione della felicitade era nel circulo di Iove» (Par. 18, Proemio). Direttamente connessa all'ambito astr. è l'accezione estens. di gioviale come 'abitualmente gaio e sereno', divenuta tuttavia comune nell'it. – e, come prestito da quest'ultimo, anche in altre lingue romanze (cfr. Viel, «Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 259) – soltanto a partire dal sec. XVI (cfr. DELI 2 e GDLI s.v.). Nel poema l'agg., associato a facella (vd.), serba dunque il suo valore originario, indicando appunto la stella (cioè il pianeta) di Giove e, per estens., il Cielo in cui il pellegrino può ammirare l'aquila composta di «luci sante» (Par. 20.69). Gioviale resta d'uso raro nell'it. antico (vd. TLIO s.v.); oltre che nei commentatori, l'agg. occorre nel Teseida del Boccaccio con evidente richiamo al passo dantesco: il «gioviale uccello» (ivi, L. 8, 63.2) è infatti un'aquila (cfr. anche Viel, ibid.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 30.04.2021.
Data ultima revisione: 11.06.2021.
1 [Astr.] Proprio del cielo di Giove. Giovïal facella: il pianeta Giove; il Sesto Cielo (estens.).
[1] Par. 18.70: Io vidi in quella giovïal facella / lo sfavillar de l'amor che lì era / segnare a li occhi miei nostra favella.