Dal lat. tardo
frigdum (DELI 2 s.v.
freddo), lat. class.
frigĭdum, derivato da
frigēre «algere vel torpere» (Cecchini,
Uguccione, F 94, 1). In it. antico è att. sia come agg. sia come sost. sin dal sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
freddo). Nel poema, l'agg.
freddo, nel suo signif. primario (§
1), qualifica elementi fisici che sono a una temperatura più bassa di quella normale. In partic. è rif. ai ruscelli di montagna, evocati nel Paradiso terrestre (
Purg. 33.111), e agli avvallamenti pieni d'acque del Casentino (
Inf. 30.66), rispettivi echi virgiliani di
Aen. VIII.597: «gelidum [...] amnem» e
Buc. X.42: «gelidi fontes» (cfr. Inglese e Bellomo,
ad l). Si distingue al §
1.1 ciò che è percepito come freddo in quanto di temperatura inferiore a quella corporea. Ai §§
1.2,
1.3 l'agg. allude a una bassa temperatura atmosferica e ambientale: quella della stagione invernale nell'espressione
freddo tempo (
Inf. 5.41, dove Bellomo ricorda
Aen. VI.311-12 «frigidus annus»; vd.
tempo, §
2.1.1) e quella di una parte geografica, caratterizzata da rigide condizioni climatiche, specif. la Scizia a
Inf. 32.27, e nell'esplicito richiamo scritturale a
Ez. 1,4 («Et vidi, et ecce ventus turbinis veniebat
ab aquilone, et nubes magna, et ignis involvens»), in
Purg. 29.101, per rappresentare il settentrione, da cui giungono i quattro animali della processione mistica. Il sost.
freddo (§
1.4) indica l'assenza di calore, dovuta gen. a vari fattori fisici e metereologici ([3],[4], [6], [7]) o alla sensazione del freddo ([1], [2], [5]), specif. in relaz. alla natura del luogo infernale e ai suoi effetti, come il battere dei denti («da bocca»,
Inf. 32.38) e il viso bluastro («visi cagnazzi»,
Inf. 32.71) nella caratterizzazione della pena dei dannati della Caina e dell'Antenora. Nel signif.
2, l'attributo, in
Purg. 19.11 e in
Par. 21.36, è impiegato con rispettivo rif. al corpo e alle ali, entrambi intirizziti dal freddo notturno (cfr. Benvenuto da Imola: «nimio frigore quod contrahit et ligat membra»;
Iacomo della Lana: «celate penne»). L'espressione
freddo animale (
Purg. 9.5) identifica lo scorpione, per la qualità materiale che presenta: è così inteso in quanto animale, secondo la classificazione scientifica di trad. aristotelica (cfr. Alb. Magno,
De animalibus, XVI. 1-2), e in quanto costellazione, dalla trattatistica astrologica mediev. che annovera lo Scorpione tra i segni umidi e freddi (cfr. Bellomo,
ad l.; vd. Casagrande,
Il “freddo animale”, pp. 141-159; ED s.v.
Scorpione). Nelle altre opere, il lessema ricorre anche in senso fig.: parallelamente all'accezione propr.,
freddo, rif. alla crudeltà della donna amata, vale 'duro, insensibile' (
Rime 8.8, 8.31) e 'durezza di cuore' (
Rime 8.23, 8.38, 8.53, 8.64); detto metaf. del poeta 'gelido cadavere' (
Rime 8.24), 'esanime, privo di vita' (
Rime 16.22); indica la giustizia morta in
Rime 25.12. Con valore fras.
Avere freddo e caldo significa 'essere tormentato' in
Fiore 154.4.