Vocabolario Dantesco
allegrezza s.f.
Commedia 7 (7 Par.).
Altre opere5 (4 Conv., 1 Rime).
Commedia allegrezza Par. 8.47, 16.19 (:), 21.88, 27.7, 30.120, 32.88 (:); allegrezze Par. 8.48.
Altre opere alegrezza Conv. 3.8.11; allegrezza Conv. 4.6.9, 4.6.11, Rime 43.13; allegrezze Conv. 4.12.6.
Da allegro (vd.). Le occ. dantesche del sost. individuano due signif. che si distinguono fra loro per il carattere contingente dell’allegrezza (signif. 1) e la condizione assoluta del sentimento nelle altre att. (2). Come già notato da Spampinato Beretta (Il lessico, pp. 330-331) a proposito dei Siciliani, anche in Dante, fra gli elementi del lessico della gioia, l’allegrezza si distingue  per il suo carattere estroverso, volto a esprimere «l'esterno manifestarsi della gioia interiore» (Chiavacci Leonardi); a tal proposito cfr. anche Francesco da Buti: «l'allegressa àe prima movimento ne l'anima, e chiamasi iubilo; e poi esce nel volto e dilatasi per la faccia, e chiamasi letizia; e poi si sparge per tutto lo corpo e muovelo, e chiamasi esultazione». A Par. 8.48 i commenti antichi suggeriscono una lettura alternativa del passo, mostrando di interpretare accrescersi (vd.) come intr. pron. assol. e a le allegrezze sue come termine di parlare. Si veda, in partic., Francesco da Buti che, con prob. funzione glossatoria, ha bellezze in luogo di allegrezze: «Quando parlai; cioè io Dante, alle bellezze sue; cioè a lei beata, che nelle bellezze sue si dimostrava!». In tal caso, considerando che l'episodio in questione si svolge nel cielo di Venere ed è inserito in un canto dal riconosciuto carattere cortese, il plurale allegrezze potrebbe forse risentire di una peculiarità linguistica della lirica siciliana nella sua veste toscanizzata: il femm. sing. sic. dei nomi astratti in -ezze (lat. < -ities), inteso come plurale in ambiente toscano (per gli accordi di numero in questi casi, cfr. Avalle, Sintassi, pp. 19-25; CLPIO, pp. CXCV-CXCV e CCXXXIII-CCXXXIV).
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 18.01.2018.
Data ultima revisione: 28.05.2018.
1 Sentimento di godimento spirituale, che si manifesta esteriormente nell'aspetto gioioso o in atti di esultanza.
[1] Par. 8.47: E quanta e quale vid' io lei far piùe / per allegrezza nova che s'accrebbe, / quando parlai, a l'allegrezze sue!
[2] Par. 16.19: Per tanti rivi s'empie d'allegrezza / la mente mia, che di sé fa letizia / perché può sostener che non si spezza.
2 Stato di beatitudine eterna dell'anima che gode della visione di Dio.
[1] Par. 8.48: E quanta e quale vid' io lei far piùe / per allegrezza nova che s'accrebbe, / quando parlai, a l'allegrezze sue!
[2] Par. 21.88: «Luce divina sopra me s'appunta, / penetrando per questa in ch'io m'inventro, / la cui virtù, col mio veder congiunta, / mi leva sopra me tanto, ch'i' veggio / la somma essenza de la quale è munta. / Quinci vien l'allegrezza ond' io fiammeggio...
[3] Par. 27.7: Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! / oh vita intègra d'amore e di pace! / oh sanza brama sicura ricchezza!
La rosa dei beati (sinedd.).
[5] Par. 30.120: E se l'infimo grado in sé raccoglie / sì grande lume, quanta è la larghezza / di questa rosa ne l'estreme foglie! / La vista mia ne l'ampio e ne l'altezza / non si smarriva, ma tutto prendeva / il quanto e 'l quale di quella allegrezza.
2.1 La beatitudine che Dio profonde (estens.).
[1] Par. 32.88: Io vidi sopra lei tanta allegrezza / piover, portata ne le menti sante / create a trasvolar per quella altezza, / che quantunque io avea visto davante, / di tanta ammirazion non mi sospese, / né mi mostrò di Dio tanto sembiante...