Dal lat.
*alecris. Il LEI (1.1419.46, 1439.47-48 e 1440.10-17) si dichiara contrario alla tesi di un prestito galloromanzo per tutta la famiglia lessicale (diverso il caso di
allegranza di Vn 7.6.19). Il termine risulta ben diffuso sin dalle Origini (cfr. TLIO s.v.
allegro) e, come antrop., si attesta già nel 1105 a Lucca (vd. GDT, pp. 29-30). Viel ritiene invece il prestito «quasi sicuro nei generi letterari a forte influsso culturale della letteratura d’oltralpe, compreso Dante» (
I gallicismi, p. 114; ma cfr. anche DEI s.v., DELI s.v. e ED s.v.
gallicismi). L’accezione di signif. registrata nella
Commedia – asseverata dalle glosse di Jacopo Alighieri «chiara», Iacomo della Lana «contenta»,
Francesco da Buti «che il saziasse» –, prima di Dante, è solo in
Brunetto Latini, Rettorica (cfr. TLIO s.v.
allegro). L’agg. nella
Commedia si allontana semanticamente dagli altri elementi della sua famiglia lessicale (vd.
allegrare,
allegrezza), spostandosi dal campo della gioia pura a quello del compiacimento (in partic. spocchioso e beffardo); esso infatti, pur riferendosi alla vendetta divina (e quindi giusta e mai compiaciuta) deve essere interpretato dalla prospettiva del bestemmiatore Capaneo (come suggerisce
Boccaccio, Esposizioni). Nelle tre occ. di
Vn (3.12.9, 24.7.4 e 24.10), l'agg. presenta il signif. proprio (‘che è e si mostra in uno stato d’animo lieto’) ed è sempre rif. ad Amore personificato, il quale solitamente è piuttosto «di pauroso aspetto» (
Vn 3.3). Dal
Corpus OVI, risulta che
allegro è attributo di Amore solo nel sonetto
Naturalmente chere ogni amadore, da assegnare al rimatore toscano duecentesco
Terino da Castelfiorentino (o a Cino da Pistoia), scritto proprio in risposta al sonetto dantesco
A ciascun’alma presa (per cui si vd. Larson,
A ciascun’alma).
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 18.01.2018.
Data ultima revisione: 28.05.2018.