Vocabolario Dantesco
etternare v.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia etterna Inf. 15.85 (:).
Prima att. Latinismo da aeternare 'rendere durevole' (LEI s.v., 1.1180.34). Il pronominale eternarsi (rif. all'uomo) potrebbe secondo alcuni indicare il passaggio «all'etterno dal tempo» (Par. 31.38) e, in partic., all'eternità beata, se si interpretasse l'insegnamento di Brunetto Latini a Dante come finalizzato alla conquista della salvezza eterna (l'ipotesi è sostenuta da Muresu, Tra gli adepti, pp. 7-67, in partic. 29-45). Ma tale ipotesi non convince. L'interpretazione semantica qui accettata, già di alcuni fra i primi commentatori («E così mostra l'autore che da questo ser Brunetto udisse filosofia, gli ammaestramenti della quale, sì come santi e buoni, insegnano altrui divenire eterno e per fama e per gloria» Boccaccio, Esposizioni, cap. XV, par. 63), e della maggior parte dei moderni (tra gli altri: Chirico, ED; Chiavacci, Il maestro; Hollander, ad l.; Inglese, ad l.), riconduce gli ammaestramenti di «ser Brunetto» (v. 30) non alla vita nell'eternità beata, ma alla fama immortale conseguita con le opere virtuose. Tale accezione di etternare trova riscontro in altri lessemi del medesimo campo semantico (vd. sempiterno a Par. 19.58 e sempiternare a Par. 1.76).
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 04.11.2019.
1 Pron. [Con rif. all'uomo:] vivere per sempre, rendersi immortale (grazie alla fama).
[1] Inf. 15.85: ché 'n la mente m'è fitta, e or m'accora, / la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m'insegnavate come l'uom s'etterna...