Att. solo nella
Commedia e cit. nei commentatori.
Latinismo da
exhaurire (DELI 2 s.v.
esaurire). La spiegazione del verbo al part. pass. è offerta da Isidoro,
Etimol., X.89: «Exhaustus, quia consumptus est et inanis effectus» (vd. anche Cecchini,
Uguccione, H 9, 10 per i suoi componenti: «componitur inexhaustus -a -um, idest inevacuatus, inconsumptus»), e trova riscontro, specif. «prevalente sensu consumendi», nel lat. classico: cfr. TLL s.v.
exhaurio, 5, 2, 1408.62-63. Nei volgarizzamenti due-trecenteschi del
Corpus CLaVo, il lat.
exhaustus è reso nella maggior parte dei casi con
attinto,
consumato,
logoro,
spento,
votato, ma anche con
finito e
terminato. Nel passo dantesco, il ricorso al latinismo, dettato da una precisa ricercatezza stilistica (come dimostra la serie rimica con
olocausto 89 e
fausto 93, peraltro unica nel poema stando a Inglese,
ad l.) rende con la sua efficacia espressiva la perdita di vigore della fervida offerta (vd.
olocausto) a Dio e appare all'interno della metafora del fuoco con un rimando fig. all'azione del consumarsi per combustione (come nota Chiavacci Leonardi,
ad l.: «non si era ancora spenta» in relaz. alla «fiamma di quell'interiore sacrificio»). Tra i commentatori antichi, non sembrano cogliere il signif. specif. del verbo
l'Ottimo, Par., che intende «non era vòto» e Benvenuto da Imola (
ad l.), che in linea con Uguccione propone «evacuatus vel extractus». Più prossimo al senso,
Francesco da Buti (
ad l.) con: «non era compiuto e consummato l'ardore della carità del mio petto». È prob. da attribuire all’iniziativa dantesca l'introduzione di tale cultismo in it. (cfr. Burgassi-Guadagnini,
La tradizione delle parole, p. 178), che nel signif. di 'consumare' rientra a tutti gli effetti nel lessico di "alto uso" (cfr. GRADIT s.v.
esaurire).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 18.11.2020.
Data ultima revisione: 22.07.2021.