Vocabolario Dantesco
esaurire v.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia essausto Par. 14.91 (:).
Att. solo nella Commedia e cit. nei commentatori. Latinismo da exhaurire (DELI 2 s.v. esaurire). La spiegazione del verbo al part. pass. è offerta da Isidoro, Etimol., X.89: «Exhaustus, quia consumptus est et inanis effectus» (vd. anche Cecchini, Uguccione, H 9, 10 per i suoi componenti: «componitur inexhaustus -a -um, idest inevacuatus, inconsumptus»), e trova riscontro, specif. «prevalente sensu consumendi», nel lat. classico: cfr. TLL s.v. exhaurio, 5, 2, 1408.62-63. Nei volgarizzamenti due-trecenteschi del Corpus CLaVo, il lat. exhaustus è reso nella maggior parte dei casi con attinto, consumato, logoro, spentovotato, ma anche con finito e terminato. Nel passo dantesco, il ricorso al latinismo, dettato da una precisa ricercatezza stilistica (come dimostra la serie rimica con olocausto 89 e fausto 93, peraltro unica nel poema stando a Inglese, ad l.) rende con la sua efficacia espressiva la perdita di vigore della fervida offerta (vd. olocausto) a Dio e appare all'interno della metafora del fuoco con un rimando fig. all'azione del consumarsi per combustione (come nota Chiavacci Leonardi, ad l.: «non si era ancora spenta» in relaz. alla «fiamma di quell'interiore sacrificio»). Tra i commentatori antichi, non sembrano cogliere il signif. specif. del verbo l'Ottimo, Par., che intende «non era vòto» e Benvenuto da Imola (ad l.), che in linea con Uguccione propone «evacuatus vel extractus». Più prossimo al senso, Francesco da Buti (ad l.) con: «non era compiuto e consummato l'ardore della carità del mio petto». È prob. da attribuire all’iniziativa dantesca l'introduzione di tale cultismo in it. (cfr. Burgassi-Guadagnini, La tradizione delle parole, p. 178), che nel signif. di 'consumare' rientra a tutti gli effetti nel lessico di "alto uso" (cfr. GRADIT s.v. esaurire).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 18.11.2020.
Data ultima revisione: 22.07.2021.
1 Spegnere del tutto (con rif. al fuoco, in contesto fig.).
[1] Par. 14.91: E non er' anco del mio petto essausto / l'ardor del sacrificio, ch'io conobbi / esso litare stato accetto e fausto...