caòsso s.m.
Nota:Latinismo da
chaos (DELI 2 s.v.
caos), a sua volta dal
gr. χάος 'spazio vuoto, abisso'; vitale in lat. classico e mediev. principalmente come 'confusione di cose ed elementi, anteriore alla formazione del mondo' o 'stato confuso del mondo primordiale' (cfr. TLL s.v.
chaos, 3, 990.51-52; MLW s.v., 2.516.1a; Cecchini,
Uguccione, C 39, 1-2: «confusio rerum vel initium rerum [[...]] ex chao putaverunt quidam celum formatum esse»), ma diffuso anche col valore di 'abisso di tenebre e confusione' (cfr. DMLBS s.v.
chaos). Nell'accezione principale il termine è att. in volg. già in
Monte Andrea (ed. Minetti), seconda metà del sec. XIII (cfr.
TLIO s.v.). L'unica occ. dantesca è rif. alla teoria di Empedocle (confutata da Aristotele in più luoghi), secondo cui l’universo si disfa e riforma di continuo (
più volte), in quanto fondato sulla contrapposizione di due forze, l’amore e l’odio: il prevalere del primo fa sì che il mondo sia trasformato (
converso) in caos, favorendo la riunione degli elementi e la loro indistinzione, mentre l’odio li separa e li fa agire in concorrenza. Oltre che direttamente, la parola e la teoria collegata possono essere pervenute a Dante attraverso il commento aristotelico di Alb. Magno (
Metaph., I.III.14: «hoc est chaos, in quo omnia permixta sunt») o la citazione in Ov.,
Met., I, 7: «chaos: rudis indigestaque moles» (per tutto vd. Inglese,
ad l., Bellomo,
ad l., e anche Stabile in ED s.v.
Empedocle). E cfr.
Ottimo,
ad l.: «Caos è una materia grossa e rozza, della quale separandola fue creato il mondo. D'essa dice Ovidio [[...]] rozza e non digesta materia». Come si evince dal
Corpus CLaVo, i volgarizzatori trecenteschi tendono a rendere il lat.
chaos perlopiù con
confusione, anche in contesti specifici (per es. il passo cit. di Ovidio è così reso da
Simintendi, a. 1333: «confusione; però ch'era rozza e non divisa gravezza») e in un caso con
oscurità: nel
Lucano volg., 1330/40 «Oggimai io ti seguiterò per la vota oscurità» da «iam nunc te per inane chaos [[...]] sequar». Alla lez. epitetica
caòsso (attestata dai codd. Laur Mart Pa Parm) buona parte della tradizione oppone la lez.
caos, considerata «mera forma grafica per caosso» (Petrocchi,
ad l., con rinvio a Migliorini,
Un tipo di versi, pp. 193-201).
Autore: Francesca De Cianni 18.11.2020 (ultima revisione: 29.10.2021).