Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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burella s.f.
Frequenza:
Commedia 1 (1 Inf.).
Altre opere1 (1 Fiore).
Lista forme e index locorum:
Commedia burella Inf. 34.98 (:).
Altre opere burella Fiore 185.10 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Att. solo in Dante e nei commentatori. (Fiore 185.10). Il vocabolo, secondo ciò che si deduce dal LEI, sarebbe un derivato di bor(r)a 'cavità naturale o artificiale' (vd. anche infra), a sua volta dalla radice preromanza *bor(r)-/*bur(r)- 'corpo di forma tondeggiante o cavo' (LEI s.v., 6.1112.7-26, 1163.30-1164.14 e 8.697.27-31). Nocentini (s.v. buio) e molti commentatori moderni (per es., Inglese), tuttavia, riportano l'origine del vocabolo al lat. volg. *burius 'scuro, buio'; a tal proposito, buona parte dei commentatori antichi, forse complice il contesto dantesco stesso (Inf. 34.99), glossa il termine sottolineandone il tratto caratteristico dell'oscurità (cfr. Iacomo della Lana, Chiose Selmiane, Pietro Alighieri [red. III], Benvenuto da Imola e Francesco da Buti). Oltre il Corpus OVI, bora burella, con il signif. di 'fossa' o 'cantina', sono att. (anche in toponimi) soprattutto in area sett. (cfr. LEI cit.; Du Cange s.v. bora; Muratori, Antiquitates, II, coll. 1174-75); a Firenze, invece, burella si afferma in molti doc. lat. d'archivio dei secc. XI-XIII, a indicare i resti, situati in particolari zone della città, delle camere radiali del teatro e dell'anfiteatro romani, che nel corso dei secoli vennero inglobati negli edifici privati cittadini e che, dotati di un soffitto a volta e privi di finestre, furono utilizzati come cantine, celle o stanzini adibiti a vario uso (per i doc. si rinvia a Barbi, «Burella» e «cammino ascoso»; Roncaglia, Parlasio, Guardingo, Burelle; Toybnee, "Camminata di palagio" and "natural burella"). Questo sarebbe il signif. da cui deriverebbere l'uso del termine nella Commedia, secondo la valida ricostruzione di Barbi (cit.): infatti, l'opposizione di burella (borella nei sett. Mad e Urb) con un altro termine afferente al lessico dell'architettura civile e cittadina, cioè camminata (vd.), conforta l'idea che Dante nel passo sfrutti il vocabolo a partire dal suo valore originario di 'ambiente sotterraneo e buio di un edificio (gen. ad uso di cantina o di cella)'. Al tempo stesso, tuttavia, la presenza dell'agg. «natural» (vd. naturale) rimarca il fatto che la burella infernale non sia una struttura artificiale, bensì il medesimo ambiente identificato da loco vòto e da tomba ai vv. 125 e 128, cioè lo spazio vuoto lasciato dalla terra per far posto alle «zanche» di Lucifero (per un approfondimento, vd. tomba). Pertanto, alla luce degli elementi contestuali in cui è inserita, la (naturalburella viene ad assumere il signif. di 'cavità (naturale) sotterranea e oscura': come afferma Barbi, Dante «si trovò a dover camminare, non diciamo per una bella sala da ricevimento di palazzo signorile, e neppure per una cella costruita per uso umano, ma per una volta sotterranea, così com'era stata fatta dalla natura» (Barbi cit., p. 251). Lo studioso, al tempo stesso, chiarisce come la chiosa di 'carcere', utilizzata da alcuni commentatori antichi e moderni (cfr. Chiose SelmiChiose SelmianePietro Alighieri [red. III]; Toybnee cit.), non sia perfettamente attinente al passo dantesco. Tale glossa, infatti, si deve al fatto che a Firenze uno degli ambienti sotterranei sopra descritti fu tenuto in affitto dal Comune stesso per una delle sue carceri ordinarie, assumendo per antonomasia il nome proprio di Burella, anche nelle forme Borella/Burrella (ancor oggi esiste via delle Burella). Ciò fece sì che dalla fine del sec. XIII il sost. burella a sua volta potesse assumere anche il signif. di 'prigione', che, sempre secondo Barbi, sarebbe adatto per l'att. di burella in Fiore 185.10 (corrispondente al fr. prison), sebbene altri per il medesimo passo abbiano proposto la glossa di 'nascondiglio' (cfr. ED s.v. burella e, da ultimo, Formisano, Fiore, ad. l.).
1 Cavità (naturale) sotterranea e oscura, antro. ||  Sul valore originario di burella nella Firenze dei secc. XI-XIII, cfr. Nota.
[1] Inf. 34.98: Non era camminata di palagio / là 'v' eravam, ma natural burella / ch'avea mal suolo e di lume disagio.


Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 20.04.2020 (ultima revisione: 30.06.2020).