buco s.m.
Nota:Da
buca (vd.), «secondo il principio [...] per cui il maschile rappresenta un oggetto di dimensioni minori rispetto al femminile» (Nocentini s.v.
buco). Gen. i commenti moderni glossano
Inf. 32.2 con 'pozzo' (il pozzo dei Giganti: vd.
pozzo) o 'nono cerchio', visto il signif. generale che il sintagma «tristo buco / sovra 'l qual pontan tutte l'altre rocce» assume nel suo insieme. Tuttavia, il vocabolo, dal punto di vista strettamente semantico e preso in sé, indica una 'cavità rotondeggiante nel terreno' (quasi una tana) caratterizzata da piccole dimensioni, in assoluto o rispetto a ciò che la circonda (cfr. GDLI e
TLIO s.v.
buco). Tale signif. è att. in it. antico, perdura tutt'oggi e nel testo dantesco marca l'angustia del luogo indicato rispetto al resto dell'Inferno e forse anche alla Terra stessa e all'universo per intero, di cui il «tristo buco» contiene il centro verso il quale aristotelicamente «pontan l'altre rocce» (cfr. anche
Inf. 11.64, 32.73-74, 34.109 e
Par. 29.57; anche Chiavacci Leonardi, per es., rifacendosi a Torraca, afferma che «il
pozzo [...] appare un buco visto dalla terra»). Oltre a ciò, vari luoghi del testo, tra la fine di
Inf. 31 e l'inizio di
Inf. 32, hanno portato ad identificare il
tristo buco con il suo
fondo (vd.), cioè, nella fattispecie, il nono cerchio (il Cocito), «loco onde parlar è duro» (v. 14; cfr.
Inf. 31.102 e 142-143, 32.8 e 16). Nella def. che qui si propone tale elemento è già insito nel concetto di 'cavità', la quale, per l'appunto, si immagina dotata di un fondo più o meno lontano dall'imboccatura. Infine, la scelta di
buco, in questo significativo proemio di canto (vd.
aspro e
chioccio), potrebbe essere legata, secondo Coglievina (
Postilla a Inf.
XXXII 1-12, p. 69) alla consapevole selezione dantesca di un «lessico umile in rima (
buco,
suco)», che, secondo la stessa studiosa, apparterrebbe di diritto alla categoria dei
puerilia di
De vulg. 2.7.4 (vd. anche
babbo e
mamma) e che, significativamente, forma nella
Commedia un «
hàpax rimico» (per il proemio del canto, vd. almeno Serianni,
Linee espressive, pp. 253-257; De Caprio,
Inf. XXXII, pp. 991-996, e la bibliografia ivi cit.).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 18.02.2020 (ultima revisione: 12.05.2020).