Di etimo discusso, ma prob. da ricondurre alla radice preromanza
*bal/*bel 'lucente' (LEI s.v.
*bal‑/*bel‑; *pal‑; *barl‑/*berl‑, 4, 539.39; per la connessione al lat.
ballaena, in partic., cfr. ivi, 569.9 e segg.). Il v. è doc. in volg. sin dalla seconda metà del sec. XIII, prevalentemente ma non esclusivamente in contesti d'ambito meteorologico (vd. TLIO s.v.
balenare). Risultano predominanti, almeno nella lingua antica, le occ. d'area tosc., e tale distribuzione sembra trovare conferma nelle glosse dei commentatori di altra provenienza: cfr. per es.
Maramauro, a
Inf. 22.24: «Questo punto se intende cossì: che questo, che mostravano tal volta el dosso per alegiarsi la pena, durava tanto poco, che lo star discoperto era manco che non è un lampo: il qual se chiama "balenare" in toscano». Il v. è impiegato nel poema sia in senso propr., con rif. a manifestazioni meteorologiche (§
1), sia in senso estens. (§
1.1), con rif. ai bagliori emessi dalle innumerevoli luci che compongono la croce di Cristo a
Par. 14-108 (vd. anche quanto detto s.v.
lampeggiare, Nota). Si isola l'occ. di
Inf. 3.134, in cui
balenare sembra acquisire valore trans. (§
2): tale lettura, che tradizionalmente assegna al «che» la funzione di pronome rel. soggetto, riconosce al vento la facoltà di incendiarsi e di 'far balenare' una luce rosseggiante (per la connessione fra le correnti d'aria, i vapori e i lampi, cfr. ED s.v.
lampo). Tuttavia, se si esce dal circuito linguistico della
Commedia e della sua esegesi, non si rilevano altri ess. antichi di
balenare con uso trans. (vd. TLIO s.v.
balenare; ma cfr. anche, nello stesso Dante,
lampeggiare, §
1), e certamente non si può escludere una lettura di quel «che» come cong. con valore modale (così Petrocchi,
ad l.), consecutivo oppure locativo (così, per es., Mazzoni: «dunque: "
ove,
in che, balenò una luce vermiglia": quella dell'ignizione» Id.,
Saggio di un nuovo commento, p. 452).
Dopo Dante, l'espressione è doc. nella
, un testo sen. della seconda metà del sec. XIV, con lo stesso senso di 'in un attimo' (vd. TLIO s.v.
; per l'uso dantesco, cfr. anche
, cit.
).