balbo agg.
Nota:Prima att. come agg. La prima att. come sost. è invece in
Bart. da San Concordio (1302/1308), in traduzione di «qui balbutiunt». Prestito dal
lat. balbus ‘balbuziente’ (Nocentini s.v.
balbo; LEI s.v.
balbus, 4, 585.30-586.19 non lo considera un cultismo). Il lemma nella prima metà del Trecento ha poche att., tra cui quella di
Manfredino (a. 1328, 2.6.1, p. 171), che presenta le stesse parole in rima di Dante:
alba,
balba e
scialba (cfr.
Corpus OVI). In
Purg. 19 il parlar “
balbo” del personaggio si oppone (anche semanticamente) alla lingua «scorta», al parlar «disciolto» e, infine, al «cantar» della «dolce serena» (vv. 12, 16, 17; vd.
scorto,
disciogliere,
cantare). Hollander, invece, sulla scorta di Mattalia, osserva che «
balbus è il contrario di
planus, l’aggettivo che qualifica il modo in cui parla Beatrice in
Inf. II.56. […] È una valenza che è confermata dalla voce
balbus nel
Latin Dictionary di Lewis and Short» (vd.
piano e Lewis-Short s.v.
balbus). Come afferma Brunetti (
Purg. XIX, p. 567), l’agg. indica una delle caratteristiche «che in Dante è spesso connessa al bestiale» (per tale componente vd. anche
serena e la
Nota di
strega); già Isidoro, d'altra parte, connetteva
balbus con il verbo
balare ‘belare’ (Isidoro,
Etimol., X.29). Partendo da tali tessere, ultimamente Rebuffat ha interpretato la balbuzie della «femmina» come una delle caratteristiche dovute a una metamorfosi da diabolico serpente (momento, secondo lo studioso, non rappresentato o taciuto da Dante) a «dolce serena» (cfr. Rebuffat,
Nell’ora più fredda, e per l'agg.
balbo in partic. le pp. 300-306). Per la «femmina balba» e le sue molteplici interpretazioni, si vedano ED s.v.
balbo, il commento di Hollander
ad l. e la bibliografia più recente: Barucci,
“Simile a quel che talvolta si sogna”, pp. 105-176; Caligiure,
«La femmina balba»; Castiglia,
Su la «femmina balba»; Muresu,
Il richiamo, pp. 85-110. Nella
Commedia è att. anche
balbutire (vd.).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 22.07.2019 (ultima revisione: 04.11.2019).