Prima att. Deriva dal lat.
balbutire (LEI s.v.
balbutire, 4, 592.30 e 594.28-29). In it. antico, tolti i commentatori, oltre Dante, si reperisce un'unica altra att. del verbo, sempre al gerundio, in
Boccaccio, Filocolo (cfr. TLIO s.v.
balbutire); inoltre, della medesima famiglia lessicale, in it. antico è att.
balbuziente, derivante dal part. lat. di
balbutire e anch'esso assai raro (cfr. TLIO s.v.
balbuziente). Tutto ciò conforta l'interpretazione di
balbuziendo come
latinismo da
balbutire (piuttosto che come gerundio di
balbuzzire), sostenuta dal vocalismo in iato (-
ie-), derivante dalla IV coniugazione lat. Per questo motivo, qui si preferisce inserire le forme dantesche sotto il lemma
balbutire piuttosto che sotto il lemma
balbuzzire (che qui è solo voce di rinvio), come invece accade in
Crusca (3) e
Crusca (4); per la medesima scelta vd. anche ED s.v.
balbutire (così anche in
TLIO s.v.). Dal punto di vista semantico, il verbo è definibile in antonimia con la «lingua sciolta» e la «loquela intera» dell'età adulta (vv. 131 e 134; vd.
sciolto e
intero) e si riferisce, con connotazione positiva, a quei bambini («parvoletti» al v. 128; vd.
parvoletto) che, nella prima infanzia, riescono a pronunciare solo semplici sillabe ripetute. Inoltre, Ageno, in ED,
Appendice, s.v.
verbo, §
Gerundio, p. 295, osserva, citando
Par. 27.133, che «a volte la costruzione 'ind. pres. + ger.' (o viceversa) implica che l'azione della sovraordinata si verifica 'finché' quella dell'implicita subordinata ha luogo». Per il balbettio dei
parvuli, si vedano, già in lat., i luoghi registrati da TLL, s.v.
balbutio e Rebuffat,
Nell'ora più fredda, pp. 301-302 note 54-55, e la cit. paolina riportata da Fallani a
Par. 27.130 (utile per tutto il passo): «Cum essem parvulus, loquebar ut parvulus, sapiebam ut parvulus, cogitabam ut parvulus; quando factus sum vir, evacuavi quae erant parvuli» (
I Cor., 13, 11). Nella
Commedia è att. anche
balbo (vd.).
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 06.11.2019.
Data ultima revisione: 20.12.2019.