Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

www.vocabolariodantesco.it

scheggiare v.
Frequenza:
Commedia 1 (1 Par.).
Lista forme e index locorum:
Commedia scheggia Par. 11.137 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Prima att. La prima att. che si ricava dal Corpus OVI è quella del sonetto Deh, piangi meco tu, dogliosa petra, definitivamente escluso da De Robertis dal novero delle rime di Dante e adesso attribuito a un suo imitatore (cfr. De Robertis, Rime, 2/2, pp. 964-966 e Bentivogli, Appunti, pp. 49-50). Il verbo deriva da scheggia (vd.) e ricorre in un passo assai dibattuto (Par. 11.137-139). Quasi tutti i commentatori trecenteschi considerano come suo sogg. la frase «“U’ ben s’impingua, se non si vaneggia”» (Par. 11.139) e lo glossano con «si leva» (Ottimo commento), «absciditur et aufertur» (Benvenuto da Imola) o «si deriva, come la scheggia dalla pianta» (Francesco da Buti). Pietro Alighieri (red. III) invece interpreta: «unde a quo se schegiat, idest se scindit, quisque eius frater non sequendo ipsum [scil. san Domenico] moribus et sanctitate». A prescindere dal signif. metaforico del passo (per cui vd. ED s.v. scheggiare), la maggior parte dei commentatori moderni rifiuta l’idea che il sogg. di «si scheggia» sia la frase del v. 139 e interpreta la forma o con valore impers. e ass. (‘vedrai la pianta da cui si levano / si fanno schegge’) o le attribuiscono, a partire da Parodi, La Lettura, p. 192, il sogg. anticipato «la pianta» (con varie interpretazioni: ‘vedrai per quale motivo la pianta si guasta / è danneggiata / si riduce a frammenti / si va spogliando di rami …’). Nel primo caso alcuni commentatori ammettono per il verbo un senso ironico, in opposizione al detto «la scheggia ritrae dal ceppo» (‘tale padre tale figlio’, già cit. in Cesari, Bellezze, III, p. 217), o il senso di ‘muover critiche, biasimare’, per somiglianza con il proverbio «levare i pezzi d’alcuno» (‘dir male di qualcuno’; cfr. Andreoli). Sulla base della proposta di Parodi, che rileva un sogg. anticipato anche nel verso successivo, si può invece ipotizzare il signif. (in contesto fig.) di ‘privare dei rami, sfrondare’, confortato dall'esistenza di scheggia (vd.) nel senso di ‘ramo’ (Inf. 13.43). Rimane il dubbio se la forma dantesca sia da considerarsi passiva (con si passivante; cfr. Chiavacci Leonardi) o intrans. pron. Dato il contesto, appare forse più prob. un uso pron. del verbo: la «pianta» dell’Ordine domenicano, piuttosto che ‘essere sfrondata’ da qualcuno o da qualcosa, ‘perde i rami’ e ‘si sfronda’ per un processo di corruzione interno, causato dalla non obbedienza dei frati alla regola di san Domenico.
1 Pron. [Detto di una pianta viva:] perdere i rami, sfrondarsi (in contesto fig.).
[1] Par. 11.137: Or, se le mie parole non son fioche, / se la tua audïenza è stata attenta, / se ciò ch'è detto a la mente revoche, / in parte fia la tua voglia contenta, / perché vedrai la pianta onde si scheggia, / e vedra' il corrègger che argomenta / "U' ben s'impingua, se non si vaneggia".


Autore: Cristiano Lorenzi Biondi 26.06.2018 (ultima revisione: 03.12.2018).