pulce s.f.
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Commedia |
pulci Inf. 17.51. |
Nota:Dal lat.
pulex (DELI 2 s.v.
pulce), lo zoonimo è att. in volg. già dalla fine del sec. XIII (vd.
TLIO s.v.). Nei testi antichi è comune l'associazione dell'insetto ad altri piccoli animali molesti, e in partic. alla
mosca (vd.); per esempi di tale dittologia anteriori a Dante, vd. ancora
TLIO ivi, §
1.1, e
Corpus OVI (es.: «non può l'uomo pur patire né difendersi da le pulci e da le mosche» Giordano da Pisa,
Quar. fior., 76, p. 372). Nell'immagine dantesca dei cani ossessivamente intenti a grattarsi cui sono paragonati gli usurai, l'accostamento
pulce-mosca si arricchisce dell'elemento
tafano (vd.).
1 [Zool.] Piccolo insetto fastidioso, parassita degli animali.
[1] Inf. 17.51: Per li occhi fora scoppiava lor duolo; / di qua, di là soccorrien con le mani / quando a' vapori, e quando al caldo suolo: / non altrimenti fan di state i cani / or col ceffo or col piè, quando son morsi / o da pulci o da mosche o da tafani.
Autore: Barbara Fanini 25.11.2020 (ultima revisione: 11.01.2021).