Nota:Prima att. Dall'ar. nuha 'midollo spinale', prob. incrociatosi con nuqra 'fossa della nuca', attraverso il lat. mediev. nucha (DELI 2 s.v. nuca). L'incrocio delle due basi ar. giustifica la duplice accezione con cui il termine è accolto nei testi mediolat.; vale 'midollo spinale', per es., negli scritti di medicina di Costantino Africano (cfr. Du Cange s.v. nucha) o nel De arte venandi di Federico II («De nucha vero, quae dicitur medulla spinalis...», ivi, cap. 36; cfr. ancora Du Cange s.v.); vale invece 'parte posteriore del collo', per es., nel glossario di Matteo Silvatico («Nuca locus ubi collum craneo iungitur...», Pandectae medicinae; cfr. Pellegrini, Arab., p. 84). Benché quest'ultimo signif. risulti l'unico ammesso nell'it. contemporaneo, le att. volg. più antiche restituiscono un quadro ben diverso: i testi d'ambito medico trecenteschi, infatti, assegnano concordemente a nuca il senso di 'midollo spinale' (es. «Il nascimento de' nervi e la loro origine o è dal cerebro o è da la nucha, cioè da la midolla de la schiena», Almansore volg., L. I, cap. 4, p. 49; cfr. Corpus OVI e Corpus ReMedia), anche con rif. ad animali (cfr. TLIO s.v. nuca). Su tale semantica si assestano prevalentemente anche gli esegeti danteschi, come Guido da Pisa («nuca est medulla spine dorsi, que descendens a cerebro per spinam dorsi dat sensum et motum nervis», ad l.) o Francesco da Buti («la nuca è lo schenale delle reni, et aggiugnesi nella cottola col cervello e quindi piglia suo nutrimento e sentimento, e dà sentimento a tutti li nervi», ibid.). Altri, come Maramauro o Benvenuto da Imola, si richiamano più gen. all'osso occipitale. Sul termine e sul passo danteschi, si vedano le osservazioni di Nardi, Note, pp. 249-257.