Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

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maciulla s.f.
Frequenza:
Commedia 1 (1 Inf.).
Lista forme e index locorum:
Commedia maciulla Inf. 34.56 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Prima att. Da maciullare (vd. TLIO s.v.), a sua volta dal lat. volg. *macinulare (DELI 2 s.v. maciullare), su macina. Il verbo è att. nell'it. antico negli Stat. sen. del 1309-1310 (per l'errore di trascrizione, cfr. TLIO s.v., § 0.6) e nell'anonimo volgarizzamento fior. (sec. XIV) del Trattato d'agricoltura di Pietro de' Crescenzi («quando in esse [[scil. nell'ortica maggiore, nella canapa, nel lino ed in molte altre piante]] sarà corrotta l'acquositade la carne materiale poi si secca e si maciulla...» ivi, L. 2, cap. 5, vol. 1, p. 142). Altrettanto rare sono le att. del sost., che, dopo Dante, restano strettamente vincolate al circuito dei commentatori della Commedia (vd. TLIO s.v. maciulla). Questi ultimi glossano il tecnicismo regolarmente, ricorrendo talora anche al geosinonimo gramola, alternativa diffusa soprattutto nell'Italia sett. (dov'è vitale ancora in epoca moderna; cfr. Franceschini, Commenti danteschi e geografia linguistica, pp. 220-222): ess. «Mazulla si è uno edifficio di tridar lino, il quale vulgare ha nome 'gramola', sì che se dixe a lo lino, quando il fusto è bene trido, 'gramolado'. Sì che altro non vole dire l'auctore se non che zascuno d'i predicti era trido da i denti de tal gramoladore» (Iacomo della Lana, ad l.); «est enim maciulla instrumentum ligneum quo excutitur linum, quod alibi appellatur gramma» (Benvenuto da Imola, ad l.). Rispetto a gramola, maciulla si propone dunque come una forma propria dell'area tosc. e fior. in partic., non estranea tuttavia all'Italia centro merid. (cfr. ancora Franceschini, ibid.); una testimonianza antica della circolazione di tale tecnicismo fuori della Toscana e del circuito esegetico dantesco è offerta dal Glossario lat.-eugub. (seconda metà sec. XIV): «Quisquilatorium id est la maciolla» (ivi, p. 124; vd. TLIO s.v.). Nel poema maciulla è impiegato in senso propr. nella spaventosa rappresentazione delle bocche del triforme Lucifero, che stritolano – o, meglio, dirompono (vd.) – Giuda, Bruto e Cassio. Sulla costruzione e sulla potenza di tale immagine meccanica cfr. in partic. Manni, Il canto di Lucifero, pp. 116-117.
1 [Tess.] Macchina atta a frantumare vegetali (gen. lino o canapa) già sottoposti alla macerazione, al fine di separare la parte legnosa da quella fibrosa.
[1] Inf. 34.56: Da ogne bocca dirompea co' denti / un peccatore, a guisa di maciulla, / sì che tre ne facea così dolenti.


Autore: Barbara Fanini 31.10.2021 (ultima revisione: 18.12.2021).