lima s.f.
Nota:Dal lat.
lima (DELI 2 s.v.), il vocabolo è ampiamente doc. nel lat. classico con rif. allo strumento o, metaf., alla rifinitura, spec. di un testo letterario (TLL s.v.
lima). In it. antico il lemma ha le sue prime att. nelle opere di
Brunetto Latini, in cui viene impiegato sia in senso propr., sia con allusione al
labor limae di matrice oraziana (vd. Hor.
Ad Pis., 291), ossia al lavoro di rifinitura e perfezionamento del testo poetico, come avviene nel
Tesoretto, dove
lima viene posto in clausola con
rima («Ma perciò che la rima / si stringe a una lima / di concordar parole / come la rima vuole», vv. 411-414). In Dante esso occorre una prima volta a
Rime 1.22, con ripresa dei rimanti brunettiani (vd. ED, s.v.
Latini, Brunetto), dove simboleggia figurativamente il tormento amoroso che consuma l'amante. A
Inf. 27.9 il lemma designa invece lo strumento per limare che, per sinedd., passa a indicare l'insieme di tutti gli attrezzi dell'officina di un fabbro, e viene collocato a fine verso con
cima e
prima, in una serie rimica che sarà impiegata anche a
Purg. 15.11 (vd.
limare). Nell'
Inferno il sost. ricorre all'interno di una similitudine con la quale Dante ricorda il mito ovidiano del bue siciliano, ossia del toro di rame costruito da Perillo su commissione di Falaride, tiranno d'Agrigento, affinché convertisse in muggiti le urla di dolore di chi vi veniva rinchiuso ma il cui funzionamento fu sperimentato collocando al suo interno proprio il fabbro che l'aveva forgiato coi suoi strumenti (vd. Ov.,
Trist., III, 11, 41-54 e Ov.,
Ars Am., I, 653-656). Si noti che Benvenuto da Imola,
ad l. glossa il passo con «opera artificiosa», seguito poi da
Francesco da Buti,
ad l., che richiama gen. il lavoro tecnico di Perillo («Perillo che l'avea fatto con suo artificio»), sebbene il rif. dantesco agli strumenti del fabbro risulti più specifico. Il vocabolo, infine, presenta anche un'occ. a
Inf. 13.48 come var. di
rima, lez. tràdita da Co che nel contesto indica, per sinedd., l'
Eneide, intesa come prodotto finale del lavoro poetico di Virgilio (vd.
rima).
1 Insieme degli arnesi usati nell'officina di un fabbro (
sinedd.). || Propr. Strumento manuale costituito da una barretta metallica dentata, usato per eliminare, per sfregamento, schegge e imperfezioni dalla superficie di oggetti, spec. di metallo.
[1] Inf. 27.9: Come 'l bue cicilian che mugghiò prima / col pianto di colui, e ciò fu dritto, / che l'avea temperato con sua lima, / mugghiava con la voce de l'afflitto, / sì che, con tutto che fosse di rame, / pur el pareva dal dolor trafitto; / così, per non aver via né forame / dal principio nel foco, in suo linguaggio / si convertïan le parole grame.
Autore: Sara Ferrilli 09.01.2024 (ultima revisione: 23.03.2025).