infiorare v.
Nota:Prima att. Il parasintetico
infiorare è formato a partire dal sost.
fiore col pref.
in-, molto più produttivo nella
Commedia che nelle altre opere dantesche e utilizzato in modo «seriale» (Contini,
Un'idea, p. 200) nella terza cantica, nella quale si concentrano tutte le occ. di questa prob.
neoformazione dantesca. A
Par. 10.91 e 23.72 sono adornate di fiori - cioè, metaf., di spiriti beati - la
ghirlanda (vd.) e il
giardino (vd.), che fanno rif. rispettivamente alla corona di spiriti sapienti nel cielo del Sole e al coro di beati che si illuminano come fiori sotto il sole. Le due occ. evocano la metaf. scritturale del Paradiso celeste, inteso col valore collettivo di 'complesso degli spiriti beati' (cfr.
Francesco da Buti, a
Par. 23.71: «cioè la congregazione dei beati, che erano come fiori in uno giardino»; vd. anche Isidoro,
Etymol., XIV.3.2: «Paradisus [...] ex graeco in latinum vertitur
hortus»). Secondo Viel (
«Quella materia ond’io son fatto scriba», pp. 270-271), il verbo con questo partic. valore potrebbe essere un gallicismo dal fr. antico
enflorer (FEW s.v.
flos, 631a-b). Nel signif. di 'abbellirsi', il verbo ricorre a
Par. 14.13, laddove Dante si chiede se lo splendore dell'anima dei beati rimarrà tale anche dopo la resurrezione della carne, e a
Par. 25.46, quando San Giacomo pone al Poeta alcune questioni sulla virtù della speranza. Il canto 31 del
Paradiso si apre con la descrizione della moltitudine di beati, che si presenta come una candida rosa su cui volteggiano gli angeli (cfr. anche
candido, rosa). Questi ultimi scendono e risalgono dal fiore fino al luogo che occupano vicino a Dio, proprio come le api fanno spola tra i fiori e l'alveare. A
Par. 31.7, dunque,
infiorarsi vale 'immergersi nei fiori', come già evidenziano gli antichi commentatori (vd. per es.
Ottimo commento,
ad l.: «cioè che si pasce de' fiori, o vero s'informa di fiori»; Benvenuto da Imola,
ad l.: «quae volat ad flores et insidet illos ad colligendum mel sive rorem»;
Francesco da Buti,
ad l.: «cioè si mette ne' fiori»). Interpretazione avvalorata da una possibile matrice virgiliana ove «le api non si posano soltanto sulla superficie dei fiori, ma vi si profondano addentro» (Scartazzini,
ad l.; «apes [...] | floribus insidunt variis et candida circum | lilia funduntur»,
Aen., VI 707-709; cfr. anche ED s.v.
infiorarsi). Il verbo è comune nell'it. dell'uso contemporaneo con i signif. di 'ricoprire, ornare con fiori' e di 'abbellire, impreziosire, spec. con ornamenti stilistici' (vd. GRADIT s.v.
infiorare). Si segnala, infine, la var.
se ne sfiora (Ash) di
Par. 25.46, riconducibile a
sfiorare, verbo non att. nel poema ma diffuso nell'it. antico dagli inizi del Trecento coi signif. di 'aprire il fiore per selezionarne la parte migliore' e 'trarre la parte migliore da qsa' (cfr. TLIO s.v.
sfiorare), che paiono poco plausibili nel passo in questione.
Autore: Valentina Iosco 08.09.2025 (ultima revisione: 29.11.2025).