inmiare v.
Nota:Att. solo nella
Commedia e nei commentatori. Il parasintetico dal possessivo
mio è
neoformazione dantesca. L'utilizzo del vocabolo è possibile esclusivamente in rif. alla persona che sta parlando; nello stesso verso è att. il simmetrico
intuare (vd.). Nel medesimo canto si registra (v. 73)
inluiare (vd.) e altrove (
Par. 12.127)
inleiare (vd.), diversi per formazione (non dal pron. possessivo ma dal pron. personale) e in parte anche per l'aspetto semantico. Per l'interpretazione del signif. del neologismo è necessario un riferimento alla teoria dantesca della conoscenza – com'è noto, eclettica ma sostanzialmente dipendente dalla gnoseologia aristotelica così come è stata diversamente declinata dalla filosofia medievale (cfr. ED s.vv.
intelletto e
intelletto possibile, Ureni,
Parasinteti, Nardi,
Dal «Convivio» alla «Commedia» e
Id.,
La conoscenza). In Dante «il conoscere della mente creata è spiegato per mezzo del contatto colla mente creatrice» (Nardi,
Sigieri, p. 226), che si tratti degli angeli (cfr.
Conv. 3.6.4 e 5; e vd.
indiare) o dell'anima (
Conv. 3.11.14; e vd.
inluiare). Duplice è inoltre il discorso che riguarda quest'ultima, la quale, «legata e incarcerata per li organi del nostro corpo» (
Conv. 2.4.17), conosce attraverso i sensi e con il mezzo della
fantasia (
Conv. 3.4.9, ma cfr. anche ivi, 4.12.13 e
Purg. 17.13-18) e invece, «dinudata da materia» (
Conv. 3.2.14) e nella condizione beata, vede «le cose contingenti / anzi che sieno in sé, mirando il punto / a cui tutti li tempi son presenti» (
Par. 17.16-18). Queste due modalità gnoseologiche sono messe a confronto nel periodo ipotetico dell'irrealtà che attesta gli speculari
inmiarsi e
intuarsi : «s'io [[Dante]] m'intuassi come tu [[spirito beato]] t'inmii». I due verbi indicano perciò l’atto di identificazione immediata (senza mediazione) e istantanea (fuori dal tempo) con qno, conoscendone pensieri e sentimenti come fossero i propri, come si legge in
Conv. 2.6.2, a commento di
Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete (in cui Dante si rif. ai Troni): «
Udite il ragionare lo quale
è nel mio core, cioè dentro da me, ché ancora non è di fuori apparito».
Autore: Francesca De Blasi 27.09.2018 (ultima revisione: 30.04.2019).