forbire v.
Lista forme e index locorum:
Commedia |
forbendola Inf. 33.2; forbi Inf. 15.69 (:). |
Nota:Germanismo. Dal franc.
forbian 'nettare, pulire' (DELI 2 s.v.
forbire; FEW s.v. *
furbjan), poi in it. antico associato all'idea di 'lucidare il metallo' (cfr.
Corpus OVI), il verbo
in
Inf. 33.2 si riferisce al gesto compiuto dal conte Ugolino che, dopo aver sollevato la bocca dal
fiero pasto, la pulisce con i capelli del cranio di Ruggieri degli Ubaldini. La brutalità della scena cannibalesca è colta bene dalla chiosa di Benvenuto da Imola
ad l., «quia cum tanta aviditate vorabat, quod deturpabat sibi os, sicut faciunt ferae et homines bestiales, et tergebat se ad capillos». Alcuni commentatori moderni segnalano la ripresa del passo dalla
Tebaide di Stazio («atque illum effracti perfusum tabe cerebri / aspicit et vivo scelerantem sanguine fauces (
Theb. VIII 760-1)» (Chiavacci Leonardi,
ad l.). Nell'occ. di
Inf. 15.69 il verbo in costruzione rifl., pronunciato da Brunetto Latini nel discorso profetico che rivolge a Dante, assume il signif. fig. di 'conservarsi immune' dai
costumi dei Fiorentini, gente
avara, invidiosa e superba (cfr. ED s.v.
forbire).
1 Pulire strofinando.
[1] Inf. 33.2: La bocca sollevò dal fiero pasto / quel peccator, forbendola a' capelli / del capo ch'elli avea di retro guasto.
2 Pron. Rendersi immune (da un vizio) (
fig.).
[1] Inf. 15.69: Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; / gent' è avara, invidiosa e superba: / dai lor costumi fa che tu ti forbi.
Autore: Elena Felicani 26.04.2021 (ultima revisione: 01.11.2021).