fango s.m.
Frequenza:
Commedia |
4 (2 Inf., 2 Purg.). |
Altre opere | 2 (1 Conv., 1 Rime).
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Lista forme e index locorum:
Commedia |
fango Inf. 7.129, 8.32 (:), Purg. 16.129, 19.104. |
Altre opere |
fango Conv. 3.5.22, Rime 14.105.
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Locuz. e fras.: Cadere nel fango 2.
Nota:Germanismo (DELI 2 s.v.
fango). Att. già dall'inizio del sec. XIII (cfr. TLIO s.v.
fango). Il lemma è att. quattro volte nella
Commedia, due a
Inf. e due a
Purg. in contesto fig. Le due occ. infernali fanno entrambe rif. alle acque paludose dello Stige, in cui sono immersi gli iracondi (
genti fangose a
Inf. 7.110 e
fangose genti a
Inf. 8.59, uniche occ. dantesche dell'agg.
fangoso vd.), che manifestano la propria furia picchiandosi selvaggiamente l'un l'altro. Completamente sott'acqua e invisibili agli occhi di Dante stanno gli accidiosi, che nel parlare producono una sorta di «gargarismo fangoso» (Ferretti Cuomo), a cui si rifà anche l'espressione «chi del fango ingozza» ('inghiotte', con
del partitivo). A
Inf. 7.110, in partic., Dante insiste sull'elemento del
fango ricorrendo a un'ampia gamma di lemmi appartenenti al medesimo campo semantico:
palude,
pantano,
acqua,
limo,
belletta negra,
lorda pozza,
mézzo. Nel canto successivo l'espressione «un pien di fango» si riferisce a Filippo Argenti degli Adimari, avversario politico di Dante e «uomo [...] più che alcuno altro, iracundo, eziandio per qualunque menoma cagione» (
Boccaccio, Esposizioni,
ad l.). Tale espressione presenta una lieve ambiguità sintattica perché si può intendere sia
un pron. e
pien di fango attrib. 'un tale pieno di fango', sia
un art. e
pien di fango sintagma sostantivale 'un ammasso fangoso' (cfr. Ferretti Cuomo). Nelle due occ. purgatoriali il lemma, associato al clero, assume un signif. fig. alludendo a una condizione di degrado morale. A
Purg. 19.104 Adriano V afferma di aver sentito il peso della dignità papale (il
manto) nel vano tentativo di "guardarla dal fango", cioè impedirne la corruzione. In queste due occ. la simmetria dei contesti è suggerita anche dal ritornare della metaf. della
soma. Sempre in contesto fig. il termine compare due volte fuori dalla
Commedia: nel
Convivio (3.5.22) Dante accusa la miopia di sguardo dei propri lettori (che l'opera ambisce a sanare), definendone gli occhi «fissi nel fango della vostra stoltezza», cioè rivolti solo ai bisogni e agli interessi contingenti. A
Rime 14.105 il
fango vale ancora a indicare una condizione di decadimento morale e ad esserne imbrattati («e voi tenete vil fango vestito») sono coloro che incorrono nel vizio.
Locuz. e fras. L'espressione fras.
Cadere nel fango usata per indicare il passaggio a una condizione di infamia morale non ha att. precedenti a Dante. A
Purg. 16.129 nelle parole di invettiva rif. da Marco Lombardo, è la Chiesa tutta a 'cadere nel fango' per il venir meno della separazione dei poteri temporale e spirituale e dell'autorità imperiale a garanzia contro gli abusi ecclesiastici.
1 Poltiglia di terra e acqua.
[1] Inf. 7.129: Così girammo de la lorda pozza / grand' arco, tra la ripa secca e 'l mézzo, / con li occhi vòlti a chi del fango ingozza.
[2] Inf. 8.32: Mentre noi corravam la morta gora, / dinanzi mi si fece un pien di fango, / e disse: «Chi sè tu che vieni anzi ora?».
2 Condizione di degrado morale (
fig.).
[1] Purg. 19.104: Un mese e poco più prova' io come / pesa il gran manto a chi dal fango il guarda, / che piuma sembran tutte l'altre some. / La mia conversïone, omè!, fu tarda; / ma, come fatto fui roman pastore, / così scopersi la vita bugiarda.
– Cadere nel fango.
[2] Purg. 16.129: Dì oggimai che la Chiesa di Roma, / per confondere in sé due reggimenti, / cade nel fango, e sé brutta e la soma».
Autore: Simona Biancalana 09.03.2024 (ultima revisione: 12.07.2024).