contingere v.
Nota:Latinismo da
contingere (DELI 2 s.v.). Mentre
contingo è frequente nelle opere latine di Dante, nelle opere volgari
contingere ricorre solo una volta in
Par. 25.1. Le prime att. del verbo volgare sono in testi pratici, come i
Doc. prat., 1275, dove significa ‘essere dovuto o attribuito, spettare a qno’: vd. TLIO s.v.
contingere. In
Par. 25.1 invece, il termine, in diretta continuità con il lat. (già classico), vale ‘avvenire, accadere’: vd. TLL s.v.
contingo, 4, 717.66. I commenti segnalano come possibile riscontro
Aen. VI, 108-9 «ire ad conspectum cari genitoris et ora | contingat» (cfr. Chiavacci Leonardi, per cui «il verbo del possibile, sperato accadere, è verbo virgiliano, detto da Enea che spera di rivedere nell’aldilà il caro padre» e Inglese
ad l.). Inoltre, nel lat. scolastico,
contingere assume un signif. filosoficamente pregnante in quanto è alla base di uno dei termini della logica modale, il
contingens: vd.
contingente, contingenza. Nell’esegesi del solenne
incipit di
Par. 25 (sul quale vd. Tavoni,
Qualche idea su Dante, p. 333), l’interpretazione di
continga si lega al valore da assegnare al
Se iniziale, ottativo (lat.
utinam) o ipotetico. Orientandosi verso l’uno o l’altro significato, i commenti hanno di volta in volta accentuato ovvero diminuito la fiducia (o viceversa il pessimismo) della voce del poeta nel momento in cui affida la sua missione profetica al
poema sacro. Tra i commentatori, è significativa la nota introduttiva di Iacomo della Lana «
se mai continga, imperçò che
contingens è quel che pò essere e no essere; or, sì come apparerà nel testo exposto, poetando el decerne quel che a soa tornada se seguirave» e la sua glossa
ad l. «se quello effetto, ch’eo aspetto ch’è contingente del me’ poema, avegna», che legano specificamente l’indeterminatezza del
contingere alla possibilità che si verifichi un
effetto in conseguenza della diffusione del poema. Anche i lessici medievali glossano il verbo specificandone l’associazione a un fatto o a un evento: cfr. Isidoro,
Differentiae, I, 15, 95 «contingit eventu, obtingit sorte, accidit casu, evenit vel malo, vel bono» (col. 21A10), ripreso con minima variazione nelle
Derivationes (cfr. Cecchini,
Uguccione, T 35, 2-4) «accidit malum, evenit casu, obtingit sorte, contingit facto».
Autore: Fiammetta Papi 25.06.2018 (ultima revisione: 21.03.2024).