Vocabolario Dantesco
chiaro agg./avv./s.m.
Commedia 41 (4 Inf., 15 Purg., 22 Par.).
Altre opere13 (2 Vn., 9 Conv., 2 Rime).
12 (6 Fiore, 6 Detto).
Commedia chiara Inf. 11.67, 18.53, Purg. 1.75 (:), Par. 13.79, 20.140, 21.89 (:), 23.32 (:), 33.115; chiare Par. 17.34, 22.126, Purg. 8.91, 27.90; chiari Par. 13.106 (:); chiarissima Par. 30.7; chiaro Inf. 7.43, 34.134, Purg. 2.38, 4.75, 4.77, 9.59 (:), 13.89 (:), 18.11 (:), 22.137 (:), 24.89 (:), 26.107 (:), 29.53, 30.76, 33.98, Par. 2.148 (:), 3.88, 5.108, 6.20, 6.87, 8.91 (:), 20.20, 21.44, 22.146 (:), 23.102, 28.86 (:), 32.67, 33.45 (:).
Altre opere chiara Conv. 1.4.11, 1.10.8, 3.2.8, 3.9.11, 3.9.11, 3.9.15, 4.2.4, Rime 13.53; chiare Conv. 3.3.13; chiarissimo Vn 9.4; chiaro Vn 19.1, Conv. 3.9.5, Rime 3.77 (:).
chiar Fiore 86.5; chiar' Detto 208, 246; chiara Fiore 41.14, 43.3, 212.7, Detto 187, 245; chiari Detto 467, 468; chiaro Fiore 20.7, 47.14.
Fare chiaro qno 3, fare chiaro qsa a qno 3.2.
Nell’ambito della Commedia, chiaro e i derivati chiarità (vd.), chiarezza (vd.), chiarire (vd.), schiarare (vd.), schiarire (vd.) e rischiarare (vd.), concentrano le loro occ. nella terza cantica, in connessione con la grande tematica della luce, che domina il mondo paradisiaco e ne plasma potentemente la lingua (vd. luce e bibliografia ivi indicata). Chiaro nel primo e fondamentale signif. 'che emana o possiede una luce, luminoso' manca del tutto di att. infernali, se si esclude quella presente, nel senso di 'illuminato dalla luce solare' (1.3), alla fine del canto 34, quando Dante e Virgilio sono ormai approdati sulla spiaggia del Purgatorio e il tono del linguaggio si conforma a una nuova leggerezza. Le occ. di chiaro culminano dunque nella terza cantica, dove la chiarezza, che della luce è la prima manifestazione sensibile, si propone fin dall’inizio come emblema del nuovo criterio costitutivo del mondo paradisiaco, «anticipazione tollerabile dei successivi gradus accecanti, in un’atmosfera auratica che, rispetto alle determinazioni ulteriori, ha, anticipatamente, la consistenza fisica di un enigma» (Bollini, Dante visto dalla luna, pp. 18-19). Nel Paradiso la luminosità cui si fa rif. con l’agg. chiaro è quindi quell’intenso splendore che avvolge le anime, in misura proporzionale al grado di visione di Dio raggiunto da ciascuna di esse, a sua volta commisurato alla grazia che Dio concede loro (in relaz. dunque al diverso grado di intensità della loro letizia (vd.), che cresce quanto più la loro visione si addentra nel Sommo Bene). Chiaro è presente nel Paradiso anche con valore di avverbio col signif. di ‘luminosamente’ (1.2). Come sost. ricorre nel contesto che chiude il secondo canto del Paradiso, dove «lo turbo e ‘l chiaro» indicano la diversa luminosità degli astri in relazione al principio formale (il «formal principio»), la virtù che causa la maggiore o minore lucentezza: da questa virtù, che traluce attraverso la materia cui si congiunge, dipende la differenza di luminosità. Come spiega Ariani (Lux inaccessibilis, p. 127), il «turbo e 'l chiaro» rappresentano l'esito di una diversificazione dell'influsso della luce, la cui fontalità non si altera nella sua discesa alle creature, secondo la scalatura esposta nel Liber De Causis. Di stampo marcatamente fig. le occ. paradisiache indicate nel signif. 4, dove chiaro indica la qualità del non essere offuscato (da errori o da pregiudizi) degli occhi, intesi come strumento di percezione intellettuale, e dunque «capace di vedere, di capire» (Mattalia, Par. 6.87) perché illuminato dalla fede e libero dai limiti terreni. Nel signif. 4.1 l’agg. esprime invece la capacità della vista, come processo di conoscenza intellettuale, di percepire nitidamente un'immagine. Le att. di chiaro nelle altre opere confermano lo spettro semantico del lessema: ha il signif. di ‘luminoso’ (Conv. 4.2.4, Rime 3.77 e, metaforicamente, a indicare la chiara fama, a Conv.1.10.8), di 'limpido e trasparente, in quanto privo di impurità' (Vn 9.4 e Vn 19.1, Conv. 3.9.15 e Rime 13.53), di 'percepito nitidamente (dagli occhi)' (Conv. 3.3.13 e Conv. 1.4.11); a Conv. 3.2.8 a essere chiara (agg. usato in opposizione a impedita), è la conoscenza dell’anima.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.07.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.
1 Che emana o possiede una luce, luminoso.
[1] Purg. 1.75: Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara / in Utica la morte, ove lasciasti / la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.
[2] Purg. 2.38: Poi, come più e più verso noi venne / l'uccel divino, più chiaro appariva: / per che l'occhio da presso nol sostenne, / ma chinail giuso...
[3] Purg. 8.91: Ond' elli a me: «Le quattro chiare stelle / che vedevi staman, son di là basse, / e queste son salite ov' eran quelle».
[4] Purg. 27.90: Poco parer potea lì del di fori; / ma, per quel poco, vedea io le stelle / di lor solere e più chiare e maggiori.
[5] Purg. 29.53: Di sopra fiammeggiava il bello arnese / più chiaro assai che luna per sereno / di mezza notte nel suo mezzo mese.
[6] Par. 30.7: e come vien la chiarissima ancella / del sol più oltre, così 'l ciel si chiude / di vista in vista infino a la più bella.
[7] Par. 33.115: Ne la profonda e chiara sussistenza / de l'alto lume parvermi tre giri / di tre colori e d'una contenenza; / e l'un da l'altro come iri da iri / parea reflesso, e 'l terzo parea foco / che quinci e quindi igualmente si spiri.
[In contrapposizione a bigio, in contesto fig.].
[8] Purg. 26.107: Ed elli a me: «Tu lasci tal vestigio, / per quel ch'i' odo, in me, e tanto chiaro, / che Letè nol può tòrre né far bigio.
[Nella spiegazione della creazione come atto trinitario, con rif. alla viva luce del Figlio].
[9] Par. 13.79: Però se 'l caldo amor la chiara vista / de la prima virtù dispone e segna, / tutta la perfezion quivi s'acquista. 
[Nel Paradiso, con rif. alla luminosità delle anime dei beati (il cui splendore è proporzionale al grado di visione di Dio raggiunto da ogni anima, a sua volta commisurato alla grazia concessa da Dio)].
[10] Par. 5.108: E sì come ciascuno a noi venìa, / vedeasi l'ombra piena di letizia / nel folgór chiaro che di lei uscia.
[11] Par. 21.44: E quel che presso più ci si ritenne, / si fé sì chiaro, ch'io dicea pensando: / 'Io veggio ben l'amor che tu m'accenne.
[12] Par. 23.32: vid' i' sopra migliaia di lucerne / un sol che tutte quante l'accendea, / come fa 'l nostro le viste superne; / e per la viva luce trasparea / la lucente sustanza tanto chiara / nel viso mio, che non la sostenea.
1.1 Sost. [In opposizione a turbo:] qualità e aspetto di ciò che è luminoso, luminosità.
[1] Par. 2.148: Per la natura lieta onde deriva, / la virtù mista per lo corpo luce / come letizia per pupilla viva. / Da essa vien ciò che da luce a luce / par differente, non da denso e raro; / essa è formal principio che produce, / conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro».
1.2 Avv. Luminosamente.
[1] Par. 23.102: Qualunque melodia più dolce suona / qua giù e più a sé l'anima tira, / parrebbe nube che squarciata tona, / comparata al sonar di quella lira / onde si coronava il bel zaffiro / del quale il ciel più chiaro s'inzaffira. 
1.3 [Detto di un ambiente, in contrapposizione all’oscurità del mondo infernale:] illuminato dalla luce solare.
[1] Inf. 34.134: Lo duca e io per quel cammino ascoso / intrammo a ritornar nel chiaro mondo...
[Con rif. al cielo diurno, in dipendenza dalla posizione del sole].
[2] Purg. 9.59: Sordel rimase e l'altre genti forme; / ella ti tolse, e come 'l dì fu chiaro, / sen venne suso; e io per le sue orme.
2 [Detto dell'acqua:] limpido e trasparente in quanto privo di impurità (anche in contesto fig.).
[1] Purg. 13.89:  Volsimi a loro e: «O gente sicura», / incominciai, «di veder l'alto lume / che 'l disio vostro solo ha in sua cura, / se tosto grazia resolva le schiume / di vostra coscïenza sì che chiaro / per essa scenda de la mente il fiume, / ditemi, ché mi fia grazioso e caro, / s'anima è qui tra voi che sia latina...
[2] Purg. 22.137: Dal lato onde 'l cammin nostro era chiuso, / cadea de l'alta roccia un liquor chiaro / e si spandeva per le foglie suso. 
[3] Purg. 30.76: Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte; / ma veggendomi in esso, i trassi a l'erba, / tanta vergogna mi gravò la fronte.
[4] Par. 20.20:  Poscia che i cari e lucidi lapilli / ond' io vidi ingemmato il sesto lume / puoser silenzio a li angelici squilli, / udir mi parve un mormorar di fiume / che scende chiaro giù di pietra in pietra, / mostrando l'ubertà del suo cacume.
3 [Con rif. a un ragionamento o a un discorso:] privo di incertezze o facile a intendersi, non equivocabile.
[1] Inf. 11.67: E io: «Maestro, assai chiara procede / la tua ragione, e assai ben distingue / questo baràtro e 'l popol ch'e' possiede.
[2] Inf. 18.53: Ed elli a me: «Mal volontier lo dico; / ma sforzami la tua chiara favella, / che mi fa sovvenir del mondo antico.
[3] Par. 17.34: Né per ambage, in che la gente folle / già s'inviscava pria che fosse anciso / l'Agnel di Dio che le peccata tolle, / ma per chiare parole e con preciso / latin rispuose quello amor paterno, / chiuso e parvente del suo proprio riso...
[4] Par. 28.86: Come rimane splendido e sereno / l'emisperio de l'aere, quando soffia / Borea da quella guancia ond' è più leno, / per che si purga e risolve la roffia / che pria turbava, sì che 'l ciel ne ride / con le bellezze d'ogne sua paroffia; / così fec' ïo, poi che mi provide / la donna mia del suo risponder chiaro, / e come stella in cielo il ver si vide.
Fare chiaro qno: informare e dare indicazioni tali da non lasciare dubbi.
[5] Par. 8.91:  Fatto m'hai lieto, e così mi fa chiaro, / poi che, parlando, a dubitar m'hai mosso / com' esser può, di dolce seme, amaro».
3.1 Avv. In modo esatto, senza errore.
[1] Purg. 4.75: onde la strada / che mal non seppe carreggiar Fetòn, / vedrai come a costui convien che vada / da l'un, quando a colui da l'altro fianco, / se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada».
3.2 Manifesto all’intelletto (di qno), evidente (a qno) (estens.).
[1] Purg. 24.89: La bestia ad ogne passo va più ratto, / crescendo sempre, fin ch'ella il percuote, / e lascia il corpo vilmente disfatto. / Non hanno molto a volger quelle ruote», / e drizzò li occhi al ciel, «che ti fia chiaro / ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote.
[2] Par. 3.88: Chiaro mi fu allor come ogne dove / in cielo è paradiso, etsi la grazia / del sommo ben d'un modo non vi piove.
[3] Par. 22.146: Quindi m'apparve il temperar di Giove / tra 'l padre e 'l figlio; e quindi mi fu chiaro / il varïar che fanno di lor dove...
Fare chiaro qsa a qno: rendere evidente e comprensibile.
[4] Par. 20.140: Così da quella imagine divina, / per farmi chiara la mia corta vista, / data mi fu soave medicina.
3.2.1 Avv. In maniera evidente e certa, manifestamente.
[1] Inf. 7.43: Assai la voce lor chiaro l'abbaia, / quando vegnono a' due punti del cerchio / dove colpa contraria li dispaia.
[2] Purg. 4.77: «Certo, maestro mio», diss' io, «unquanco / non vid' io chiaro sì com' io discerno / là dove mio ingegno parea manco...
[3] Purg. 18.11: Ond' io: «Maestro, il mio veder s'avviva / sì nel tuo lume, ch'io discerno chiaro / quanto la tua ragion parta o descriva.
[4] Purg. 33.98: «E se tu ricordar non te ne puoi», / sorridendo rispuose, «or ti rammenta / come bevesti di Letè ancoi; / e se dal fummo foco s'argomenta, / cotesta oblivïon chiaro conchiude / colpa ne la tua voglia altrove attenta.
[5] Par. 6.20: Io li credetti; e ciò che 'n sua fede era, / vegg' io or chiaro sì, come tu vedi / ogne contradizione e falsa e vera.
[6] Par. 32.67: E ciò espresso e chiaro vi si nota / ne la Scrittura santa in quei gemelli / che ne la madre ebber l'ira commota.
4 [Nel Paradiso, con rif. agli occhi come strumento di percezione intellettuale:] non offuscato (da errori o pregiudizi) (fig.).
[1] Par. 6.87: Ma ciò che 'l segno che parlar mi face / fatto avea prima e poi era fatturo / per lo regno mortal ch'a lui soggiace, / diventa in apparenza poco e scuro, / se in mano al terzo Cesare si mira / con occhio chiaro e con affetto puro...
[2] Par. 13.106: Onde, se ciò ch'io dissi e questo note, / regal prudenza è quel vedere impari / in che lo stral di mia intenzion percuote; / e se al "surse" drizzi li occhi chiari, / vedrai aver solamente respetto / ai regi, che son molti, e ' buon son rari.
[3] Par. 22.126: «Tu sè sì presso a l'ultima salute», / cominciò Bëatrice, «che tu dei / aver le luci tue chiare e acute; / e però, prima che tu più t'inlei, / rimira in giù...
[4] Par. 33.45: Li occhi da Dio diletti e venerati, / fissi ne l'orator, ne dimostraro / quanto i devoti prieghi le son grati; / indi a l'etterno lume s'addrizzaro, / nel qual non si dee creder che s'invii / per creatura l'occhio tanto chiaro.
4.1  [Nel Paradiso, con rif. alla vista come processo di conoscenza intellettuale:] capace di percepire nitidamente un’immagine (fig.).
[1] Par. 21.89: «Luce divina sopra me s'appunta, / penetrando per questa in ch'io m'inventro, / la cui virtù, col mio veder congiunta, / mi leva sopra me tanto, ch'i' veggio / la somma essenza de la quale è munta. / Quinci vien l'allegrezza ond' io fiammeggio; / per ch'a la vista mia, quant' ella è chiara, / la chiarità de la fiamma pareggio.